sabato 25 dicembre 2010

Il “parental recruiting” paralizza Rieti e l’Italia



E’ di questi giorni la notizia di un accordo sottoscritto dalle banche più importanti  ed  il sindacato per formalizzare l’utilizzo del “parental recruiting” nel turnover nel settore bancario. Per dirla in italiano, vuol dire che le banche assumeranno i figli dei dipendenti  che accetteranno di andare in pensione. Questo significa che per chi non avrà padri e madri impiegati  negli istituti di Unicredit, Cariri, Monte dei Paschi di Siena ed altri gruppi bancari, le porte per accedervi come dipendenti non si apriranno facilmente. Fermo restando che una buona raccomandazione rappresenta comunque una efficace  chiave d’ingresso.

Questo accade mentre il movimento giovanile sembra aver avuto un risveglio importante, baciato dalla “ principessa cattiva” Gelmini. E’ la riforma della ministra che ha fatto scendere in piazza tanti giovani, convinti che sia meglio tenersi il sistema universitario come è. In un recente articolo dicevo che se fossi giovane protesterei contro le modifiche apportate in corso d’opera all’originario testo della riforma ( un discorso a parte merita l’argomento dei tagli lineari e delle scarse risorse concesse, all’istruzione da Tremonti).

Oggi aggiungo che se fossi giovane farei le barricate contro un sistema  Italia che toglie valore all’istruzione, all’impegno, alle capacità coltivate con responsabilità e fatica, lasciando che tutto passi attraverso il familismo,  il nepotismo  le rendite , nemici di ogni società aperta ed autenticamente democratica. Perché un sistema nazionale che non consegna al merito il compito di selezionare né i lavoratori, né tanto meno i responsabili della res-publica, lo ripeterò fino alla noia, è destinato al decadimento e a demotivare chi, pur capace, si rassegna al destino della nascita, a cui lo le società chiuse condannano i propri cittadini, perpetuando privilegi e difficoltà.

Ce lo dice la storia. Il popolo dei romani, da piccolo villaggio che era, diventò un impero facendo delle capacità un criterio di scelta. Uno dei re più noti, Servio Tullio, era figlio di una schiava.. Questo non gli ha impedito, in un tempo tanto lontano dalla nostra modernità, di salire sul trono e sempre, nella Roma che precedette la fase di decadenza,  funzionò la meritocrazia. Come non è stato impedito a Clinton di diventare presidente della nazione più potente del mondo, pur essendo figlio di una donna che faceva le pulizie e di un padre alcolista. Inutile dire che con lo stesso criterio è stato eletto Obama, le cui capacità hanno  avuto la meglio sul pregiudizio razziale.

 Da noi, ormai, nemmeno più la “ I talietta”, visto che con questo termine il Fascismo liquidava un periodo, quello di Giolitti che, confrontato con i nostri tempi, appare l’età dell’oro degli statisti ( basti pensare che del governo dello Stato si occupavano personaggi come Luzzatti, Orlando, Nitti, Croce, per dirne solo alcuni),  a funzionare sovrano è sempre di più l’immobilismo sociale, peculiarità di ogni sistema dittatoriale o arretrato. Della  chiusura è un campione eccellente Rieti, dove recentemente si sono tenute le elezioni comunali del Cg, Consiglio dei Giovani.

Una consultazione che nasce dalla volontà del Consiglio di Europa di favorire la partecipazione delle nuove generazioni alla vita amministrativa dei territori e la formazione civile dei giovani europei. Dai risultati raggiunti dal voto si può dedurre che il 30% dei partecipanti non è un gran successo, anche se la volta precedente a votare era stato il 20% ( ma si trattava della prima volta che si votava per un simile Organo). Che la conferma del Presidente, Daniele Sinibaldi, ribadisce la tendenza locale alla permanenza nei ruoli di comando, una volta che siano stati conquistati. Che da noi il passato, per così dire, sopravanza, essendo la lista vincente, quella di Sinibaldi, appartenente alla destra più estrema e reazionaria .
Che il familismo a Rieti ha il volto del notabilato politico clientelare della seconda repubblica, per cui chi riesce ad entrare nell’amministrazione pubblica non si limita a raccogliere il consenso per sé in cambio di favori, ma anche per i propri figli. Lo si può notare scorrendo i nomi degli eletti al Cg: De Sanctis, Perelli, Gerbino, Curini, Leoncini. Tendenza che si  può constatare ad ogni occasione elettorale, quando, con l’elegante eccezione di Antonio Cicchetti, il familismo di cui sopra fa pessima mostra di sé: forma malmostosa del parental recruiting.
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