L'ossessione del complotto è riscontrabile da sempre nel mondo della politica. La pubblicistica sul tema è ricchissima. Cercando per giorni di raccogliere qualche spiegazione sulle dimissioni da assessore di Chicco Costini tutto induceva a far credere che si trattasse di un caso di scuola di paranoia da politica. Tutto sarebbe dipeso dal fatto che la Commissione sui Piani Integrati sarebbe stata rinviata per ragioni tecniche. Questo avrebbe scatenato il convincimento nell'ex assessore di essere al centro del fuoco amico, ovvero di più di una inimicizia all'interno del Pdl.
Costini, interpellato al telefono ha dato una versione più credibile. Senza infingimenti ha parlato di un partito che non c'è e che non esistendo non può dare forza a politiche innovative come quelle da lui elaborate nei mesi in cui è stato assessore all'urbanistica. La scarsa forza della sua personale posizione politica, attribuita dall'ex assessore anche a proprie componenti caratteriali poco inclini all'amabilità opportunistica, avrebbero messo a rischio il progetto dei Piani Integrati per cui tanto si era speso a favore dell'interesse della città . “ Avendo capito che non sarebbero stati approvati se fossi stato presente in Consiglio, mi sono sacrificato. Ecco la ragione delle mie dimissioni”.
Paranoia, generosità estrema, disegno più o meno intelligente per proporsi alle prossime elezioni comunali con una propria lista? Il tempo ci dirà. Certo è che se sono veri i brindisi pidiellini seguiti alle sue dimissioni, tanto paranoico Costini non è. E non sarebbe nemmeno tanto strano che le sue crude critiche alle politiche urbanistiche dell'ultimo quasi ventennio gli abbiano procurato delle inimicizie tra coloro che ne sono stati i protagonisti. Sono ipotesi, certo. Come è certo che il suo arrivo all'assessorato dell'urbanistica senza uno straccio di conflitto d'interesse era stata già di per sé un'innovazione degna di nota.
“ La prova che dico il vero è che il Consiglio Comunale dopo le mie dimissioni ha approvato i progetti preliminari per i Piani Integrati con una notevole maggioranza. E' una rivoluzione che vede superare la mancanza di programmazione con un disegno di città che cresce rispettando l'ambiente e valorizzando la propria identità”. E' con veemenza che l'ex assessore snocciola la contabilità delle cose fatte, dei fini sottesi: la partecipazione, la trasparenza, la voglia di recuperare la cultura come motore della politica. Il piacere di dare finalmente avvio ad un recupero programmato delle aree dismesse grazie allo strumento della legge regionale del 2009 n.21. Difficile non apprezzarla.
Ma è difficile anche dimenticare che Costini è da anni organico ad una maggioranza che ha amministrato Rieti per un ventennio, rendendola la mostruosità che è oggi: un capoluogo dove ad aumentare sono solo le cementificazioni, i problemi, l'economia sommersa, l'egoismo sociale, l'arretratezza culturale, i disagi. Disagi dovuti all'enorme pendolarismo, alla perdita di lavoro, alla tendenza centrifuga delle nuove generazioni a fuggire altrove; al clientelismo che immiserisce la qualità della politica e della società, mentre appesantisce il bilancio comunale che grava sui contribuenti. La mancanza di una visione di prospettive future che riguarda anche l'opposizione.
Tutto questo accade mentre nel “palazzo” regna la frammentazione più totale. I diciassette gruppi consiliari ne sono una prova. D'altronde che il Pdl sia inesistente come partito lo dice non solo Costini ma anche Moreno Imperatori, uno che si impegna con passione nell'azione politica (poi, si può dissentire sulla sostanza del prodotto) senza godere di grandi favori da parte del partito che non c'è. Il partito di Silvio Berlusconi, artefice della politica basata sugli annunci e sulla capacità di tenere insieme le numerose anime pellegrine, meglio se “bisognose”(definizione magistrale del mio falegname), appiccicate ad hoc col collante degli interessi.
Costini è un'anima inquieta nutrita di valori di destra rivoluzionaria. Come il sindaco Emili fa spesso proclami sul valore della coerenza e sull'eticità della politica, ma non trova disdicevole “ piazzare i suoi” (parole di molti) nei vari spazi amministrativi pubblici. Se ci sia la consapevolezza del dolo fatto in nome di S. Clientelismo o no, non saprei dire. In ogni caso c'è coerenza con l'appartenenza ideologica ad un fascismo mai ripudiato che preferisce i favori ai diritti. Un elemento che, almeno per chi scrive, depone da sempre a suo sfavore. Tolto questo dettaglio non da poco, come assessore all' Urbanistica, lo confesso, mi aveva fatto sperare. Ma mai avrei pensato di farlo santo, caro sindaco Emili.