mercoledì 8 aprile 2015

Andrea Paolucci, laureato e autistico

Era il mese di luglio del 2014 e della sua laurea in Scienze della formazione e del servizio sociale presso l’università dell’Aquila si occuparono i giornali. La ragione non era il 110 e lode, risultato eccellente, ma non raro, bensì la condizione di autistico del neodottore,  Andrea Paolucci, ventottenne di Antrodoco. A soffiare il primato ad Andrea di primo laureato in Italia era stato, qualche mese prima, Pier, giovane di Treviso di 33 anni, affetto, anche lui, da autismo severo.

Ma in questo caso non si può parlare di rammarico per la perdita di un primato, quanto, piuttosto, di una straordinaria circostanza: il fatto che a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, due autistici abbiano ottenuto una laurea, grazie al Metodo della Comunicazione facilitata W.O.C.E. , vuol dire che la capacità cognitiva, almeno in alcuni casi, aspetta solo di essere aiutata a “volare” da facilitatori muniti di vera competenza , conoscenza, professionalità acquisite in centri accreditati nel difficile compito di comprendere le necessità di chi dopo pochi anni di vita, entra in una dimensione d’irreversibile incastellamento comunicativo.

Il 2 Aprile scorso, Palazzo Chigi si è illuminato di blu, perché la Presidenza del Consiglio ha aderito alla campagna di sensibilizzazione “Light in up blue”, illuminalo di blu, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo promossa dall’Onu, che si celebra il 2 aprile. Illuminazione a costo zero. Così così si legge sul sito della Presidenza del Consiglio, come si dovesse giustificare la spesa.
Le ricorrenze spesso lasciano il tempo che trovano, è vero, ma mai come in questo caso la scelta dell’Onu è opportuna. Troppo facilmente dimentichiamo quanto i malati di autismo ( nel reatino sono almeno 50 casi), e le loro famiglie sono abbandonati alla solitudine di un destino stipato di  difficoltà, speranze, faticosa  ricerca di riduzione possibile dei danni prodotti dalla  tremenda malattia, di cui ancora non si conoscono né cause, né cura. Ricordarlo è un bene.

Andrea, nella sua sfortuna è fortunato. Ha due genitori straordinari che lo hanno aiutato a comunicare attraverso il canale della scrittura facilitata. E’ grazie a quel metodo, integrato con altri, che si è laureato e che ha potuto avere una pagina Fb con cui interagire con amici veri e virtuali. Ed è per questo meraviglioso ( quando se ne fa buon uso) mezzo di comunicazione sociale che lo scorso anno, dopo la notizia della laurea, ho chiesto ad Andrea di fare un’intervista da lontano, ognuno con la sua tastiera. E' così che abbiamo avviato una conversazione, poi interrotta e ripresa dopo un anno grazie al blu, colore scelto per rappresentare l’autismo.
Ieri sono andata al centro diurno di Sant’Eusanio ai Pozzi, della Onlus Loco Motiva, cooperativa che fornisce servizi per l’inclusione delle persone affette da autismo e dove sono attivi laboratori per avviare alla comunicazione facilitata, fondata da Virgilio Paolucci, padre di Andrea, socio fondatore.

Il nome Loco Motiva, mi spiegano, dipende dall’iniziale progetto di riconversione di una stazione situata nei pressi di Antrodoco, ormai inutilizzata, in centro della Onlus. Progetto finito nel nulla in quell’universo sprecone e incapace di darsi utili priorità che è spesso la Regione Lazio. Fortunatamente ci ha pensato la parrocchia di S.Agostino  a dare l’attuale sede in comodato d’uso, mentre le risorse per andare avanti dipendono da iniziative di varia natura: corsi di lingua, mostre d’arte, corsi di degustazione enogastronomici.

Alla sede di Loco Motivai ho incontrato Virgilio, Andrea, alcuni volontari ( molti dei quali giovani)  in compagnia di una ragazza autistica e la tutor universitaria di Andrea, Karin, da lui chiamata scherzosamente “ Avatar”.  
Se ho aspettato quasi un anno per pubblicare l’intervista, rimasta in sospeso, è stato, lo ammetto, perché la qualità delle risposte che Andrea dava alle mie domande era così straordinaria da farmi dubitare fossero davvero sue. Ho creduto che ci fosse l’aiuto dell’Avatar.  Ieri ho avuto la conferma della notevole intelligenza di Andrea e quella che la sua interiorità è puro distillato di poesia.

Inizierò con la nostra intervista interrotta.

D: Ciao Andrea , sono una giornalista e vorrei farti un’intervista da qui, dai messaggi personali di Fb. Credo che tu abbia realizzato una cosa straordinaria e mi piacerebbe far sapere come sei riuscito a laurearti. Potrebbe essere di aiuto anche agli altri. Ti va?
R. Sarei onorato, ma non sono in grado di aiutare le persone, posso raccontarti soltanto il mio potente impegno di studio. Sono ardito sostenitore di vita con la grazia concessami di scrivere su una tastiera che traduce i miei prigionieri pensieri. Sono prigioniero e libero nel mio autismo severo.
D. Sono io che mi sento onorata e ti ringrazio. Cominciamo col dire quando è iniziato il tuo rapporto con la tastiera che ha liberato i tuoi pensieri.
R: Ero smarrito e confuso, le parole e i pensieri mi comprimevano la testa e il cuore, ero solo espressione goffa di paura, sensazioni difficili da dire a chi conosce il mondo in modo diverso da come i miei sensi lo percepiscono. Un giorno, ero ancora nella scuola, quando mamma comincia esercizi per aiutarmi, prima con figure , poi con parole da pigiare con il dito e poi con tanti esercizi di speranza, fino a scrivere sulla tastiera della mia silenziosa e muta vita. Avevo gli anni della scuola elementare, 11 o 12.
D. Tua madre aveva saputo del metodo della scrittura facilitata o ci era arrivata da sola?
R. Queste domande dovresti farle a lei. Ma i miei genitori hanno sempre ricercato in ogni parte la speranza di farmi guarire. Hanno portato me in molti posti, da gente che studia e ricerca sull’autismo e hanno provato ogni mezzo per aiutarmi.
D. Puoi aiutarmi a capire come mai scrivere con una tastiera ti consente di comunicare? Si può dire che i tasti ti aiutano a mettere ordine nell’intensità delle tue percezioni e pensieri?
R. E’ stato un continuo esercizio ed è una continua fatica d’impegno riuscire ad isolare l’essenza della mia persona nel caos in cui la mia mente si trova costantemente. Ho costante bisogno di stimoli ripetuti per essere quello che voglio comunicare. Tutto di me mi porta a gesti stereotipati e importanti solo per me. Senza un aiuto esterno sarei un’espressione vuota di movimenti coerenti solo col mio essere autistico. Passerei giornate di solitudine e ne avrei poca coscienza se la mia adorata e indomita mamma non combattesse ogni giorno col mio tiranno autismo. Se tu ora stessi qui a vedermi scrivere ne saresti stupita , ma se mi vedessi agire penseresti che sono un povero ritardato.
E’ da qui che riparto per riportare il seguito dell’intervista. Quello di ieri, fatto da vicino, sempre con l’aiuto della sua tastiera. Non ho avuto la minima impressione di avere a che fare con un ritardato. Tutt’altro. Quello che ho visto è stata la fatica fisica di scrivere, più che di pensare. Le risposte sono sempre state rapide e piene di bellezza.
D. Ciao Andrea, ti ricordi di me e dell’intervista che abbiamo iniziato un anno fa circa?
R. Sì, ce l’ho su fb.
D. Bene. Cosa hai fatto dopo la laurea? Cosa fai ora?
R. Sto prendendo la specialistica per diventare educatore sociale.
D. Che lavoro puoi fare con la tua laurea?
R. Posso fare l’assistente sociale, lavorare in centri sociali, in comunità. Mi fa molto piacere aiutare, perché anche io ho bisogno degli altri.
D.  capisco. E posso sapere cosa fai oltre che studiare?
R. Mi piace scrivere. Lo scrivere mi eleva al di sopra della mia condizione. Vorrei scrivere del bello che c’è nel mondo, forse un romanzo. Qualcosa che inneggi alla vita. Ho un bisogno vitale di ricercare la bellezza nelle parole.
D. Sì, ho notato che usi un linguaggio molto ricercato. E ho notato che hai una propensione naturale alla poesia. Conosci gli haiku giapponesi?
R. No, cosa sono.
D. Poesie di tre versi. Dovresti provare.
R. Grazie, ci proverò. Ma che scrivi come giornalista?
D. Spesso di politica, di quello che succede nella vita pubblica. Nulla d’interessante rispetto a questa intervista. Grazie per consentirmi di entrare nel tuo mondo.
R. Grazie a te per la tua attenzione. Nel mio mondo è facile entrare, per me è difficile entrare nel vostro. Il mio mondo è leggerezza e caos.
D. Fai qualche sport? Vedo che hai buoni muscoli.
R. Mi piacerebbe, ma sono imbranato. Però nuoto da quando sono piccolo. Amo l’acqua, somiglia alla mia testa sconfinata.
D. Cos’è che ti dà più fastidio?
R. Il rumore del mondo e l’indifferenza.
D. Quando vedi la televisione che trasmette immagini di violenza e di guerra cosa pensi?
R. L’odio, terribile scelta l’odio, nessuna giustizia genera morte. La guerra è solo aberrazione umana. Sono scelte sbagliate dove il cuore tace e l’uomo trabocca di tristezza.

Lascio il centro di Sant’Eusanio portandomi via il seguito dell’intervista come fosse un tesoro sepolto e ritrovato Mi allontano pensando che di tesori sepolti ce ne sono chissà quanti. Se solo le istituzioni fossero meno distratte rispetto alla condizione di chi non ha voce e delle loro famiglie, non tutte attrezzate ad affrontare un percorso tanto complesso, se ne potrebbero scoprire chissà quanti. Ma da noi il 2 Aprile nessun edificio pubblico si è illuminato di blu. Il problema del nostro mondo spesso non è la mancanza di soldi, ha ragione Andrea, è l’indifferenza.