giovedì 20 giugno 2013

Credi al rispetto delle regole? Sei solo una rompiscatole

Il paradiso, se c'è, non è per i vivi, ma beato il cittadino di un paese dove il vero " bene comune" è il rispetto delle regole.
Per capirlo bisogna sperimentare il benessere dato da un paese siffatto e il malessere prodotto da quello dove la regola è d'impaccio.
Me ne andavo verso il centro per affari miei, quando, attraversando il ponte che congiunge il vecchio borgo di Rieti al centro storico, vedo la solita scena che si presenta ad ogni vigilia festiva: le  luminarie vengono allestite in assenza di ogni rispetto della sicurezza, per il passante e per chi lavora. Sospeso nel cestello tenuto in alto da un braccio meccanico vedo l'operaio munito di utensili, ma non del casco.
Cerco un vigile a cui far presente la cosa, ma non ne vedo nemmeno uno.
Comincio a fotografare e attiro l'attenzione.
Mi avvicino al primo operaio e chiedo le ragioni per cui si stava lavorando sulla testa di passanti e ragazzini che transitavano sotto il cestello da cui sarebbe potuto cadere una pinza, un martello, una tenaglia, un pezzo di luminaria.
Il giovane mi chiede che me ne importa.
Spiego che sono una giornalista.
Comincia a maledire la categoria.
Mi avvicino e chiedo rispetto.
" I giornalisti mi fanno schifo, posso"?
L'uomo sul cestello, da lontano, mi fa segno di lasciar perdere il tipo con cui parlavo e abbassa il braccio meccanico.
E' accaldato e non più giovane, d'altronde alle 12 della mattina di questi tempi si bolle.
Spiego.
Mi prega di capire.
Mi dice che non indossa il casco perchè è caldo.
Non possono chiudere la strada, aggiunge, e non posso fare un lato per volta ( non saprei dire perchè).
Mi fa capire che è stanco morto e che è dall'alba che lavora.
Intanto quello giovane continua a urlare e a dare di matto.
Capisco che è il figlio della persona con cui parlo.
Il padre è una persona che si rende conto che ho ragione, ma le cose vanno sempre così.
Mi sento a disagio. Mi dispiace per lui, preoccupato doppiamente: " Non so più che fare con quello, mi dice"
Vorrei non aver iniziato.
Vorrei non dover provare disagio per essere convinta che il rispetto delle regole renderebbe tutto più facile, meno stupido, meno dannoso. 
Mi allontano dicendo al poveruomo che mi parla ( tale mi appare), che la colpa non è solo sua. D'altronde non c'è uno straccio di vigile nei pressi di lavori il cui committente è il Comune (sarà caldo...).
Mi allontano sentendo padre e figlio che litigano.
Ho la sgradevole sensazione di aver solo scatenato una rissa familiare.
In un paese dove le regole servono solo a costruire qualche business ( la formazione sulla Sicurezza non è più di quello) e ad essere trasgredite ( fatta la legge trovato l'inganno) sei solo una gran rompiscatole.
Rompiscatole. 


sabato 1 giugno 2013

Un mio vecchio amico, ma non vecchio, diventato assessore, ogni volta che scrivo qualcosa di critico, di costruttivamente critico, almeno nelle mie intenzioni, tira fuori il mio ego nel corso della discussione.
Ormai alle chiacchierate d'un tempo si sono sostituite le discussioni: maledetta politica che mi ruba da sempre gli amici.
Me li ruba trasformandoli in ciò che da amici criticavamo.
Non voglio evocare Circe, anche se, come la politica è tanto bella quanto maliardamente suinogena.
Comunque, il mio amico parla sempre del mio ego. Meglio, EGO.
Ora, al mio amico, se mi leggerà, vorrei dire che l'ego è sicuramente un energetico indispensabile se t'impegni in qualcosa che non produce guadagni.
Non è come fare l'assessore, per intenderci.
E dirò che io auspicherei un EGO più grande in chiunque sia impegnato a produrre qualcosa di utile per il bene collettivo. Un ego grande ti spingerebbe ad agire per essere apprezzato per le cose buone che fai e ad essere ricordato nella sotria locale come benemerito.
Ecco, oggi auguro al mio amico un ego meno miope  e narciso.
La storia lui la sa, perchè ha studiato: a forza di specchiarsi in solitudine nell'acqua del mare, laghi, paludi o pozze, ed in cerca solo della propria immagine si rischia di annegarci. Il brutto è che annega anche la città che l'ha votato.