martedì 14 giugno 2011

Gianani smentisce




Sono stata dal direttore generale Gianani per chiedergli se davvero le notizie diffuse da alcuni organi di stampa su difficoltà a portare avanti le sue strategie aziendali sono vere. La risposta è stata un'espressione tranquilla e un «non è vero niente». «Ma ho letto che ancora non avete presentato il bilancio e che anche Polverini sarebbe irritata per il suo operato, non rispettoso del decreto 80 sulla riorganizzazione ospedaliera», insisto.

«Se così fosse avrei ricevuto qualche chiamata. E invece le uniche telefonate che ricevo da Roma è per mettere a punto questioni tecniche. Riguardo al bilancio, il limite del 30 aprile è stato spostato al 3 giugno e non si possono decidere le strategie se non si conoscono le coperture su cui poter contare». «Ma qualcuno scrive che addirittura potrebbe lasciare l'incarico», lo incalzo. «Senta, io lavoro con i miei collaboratori tutto il giorno ed ho progetti importanti da portare avanti per la sanità sabina. Non ho nessuna intenzione di lasciare e chi dice queste sciocchezze non sa di cosa parla».

A questo punto ci sediamo e quello che segue sono le riflessioni prodotte da quanto ascoltato. Gianani ha ragione nel dire che gestire la sanità laziale, gravata da un debito che rappresenta il 30% dell'intero debito nazionale, dovendo rispettare le leggi nazionali ed i decreti regionali, richiede una bella dose di coraggio. Come ti muovi, ti fulminano. E chiunque fosse chiamato a farlo, se persona seria e non incline alla furbizia, di fulmini ne avrebbe ricevuti quanti ne arrivano a lui.

Pazientemente mi fa notare, con cifre e dati, che recuperare venti anni di arretratezze del sistema sanitario, in condizioni debitorie emergenziali, se non sei coraggioso ti mette solo voglia di dartela a gambe. E come non capirlo? Come non capire che dire ospedale “di” non significa specificarne la proprietà, ma denotarne solo l'ubicazione. Che una sanità che funziona produce buoni servizi e salute e non debiti.

Che le strutture sanitarie di una regione, dopo il decreto legge 56/2000 e l'abolizione del Fondo Sanitario, scaricano i loro disavanzi sul bilancio della Regione e che la visione proprietaria di un ospedale “sotto casa” è insensata, in quanto i costi ed i debiti che produce sono a carico di tutti, mentre non garantisce buone cure.

E davvero qualcuno può negare che i cittadini di Magliano, come quelli dell'intera regione, oggi scontano le colpe di una politica, di destra e di sinistra, preoccupata soltanto di non perdere i consensi e tutt'oggi demagogica nel far credere ai propri cittadini che chi chiude un ospedale non più al passo con i tempi “ attenta alla loro salute”?

Quello che serve oggi è un vero impegno a favore di un riordino sanitario, indispensabile e non rinviabile, rapido e democratico, che assicuri cioè prestazioni a tutti attraverso la medicina territoriale e che non faccia morire gli ospedali generali periferici come il nostro. Ospedale che con la nascita delle macroaree rischia di diventare solo un cronicario, come mi dice spesso Angelo Dionisi. Questi sono i problemi che abbiamo e invece sembra che tutto si risolva col salvare l'oculistica di Magliano.

Nonostante la distanza che mi separa dalla sua posizione politica, riconosco ad Antonio Cicchetti l'onestà ed il coraggio di dire le cose come sono: il Marini era una struttura - frutto di una donazione -un tempo indispensabile, ma capace da anni di assicurare solo posti di lavoro. Ma è difficile accettare la crudezza della verità. E anche in questi giorni si preferisce dar retta a chi diffonde false illusioni (vedi Nobili o Cicolani), mentre si fa del tutto per attaccare l'operato di un direttore generale che, nei limiti del consentito dalle condizioni date, cerca di assicurare iniziali presidi che alleggeriscano la condizione degli utenti della sanità.

L'aver dotato le farmacie del servizio di prenotazione per le visite specialistiche al Cup, è piccola cosa, forse, ma è stata fatta con poca spesa e sicuramente sarà di sollievo per tanti anziani che vivono nei territori periferici sabini. Come trovo apprezzabile l'impegno ad attivare l'Hospice, portando da 4 a 10 l'offerta di posti letto. Per non dire dell'emodinamica che si sta cercando di far funzionare per 24 ore.

E la proposta di utilizzare i duemila e passa metri quadrati, ormai inutilizzati, del vecchio ospedale Marini per la medicina integrata avanzata non è per niente una proposta pittoresca. L'agopuntura, l'omeopatia, ed altre medicine un tempo solo orientali, ormai trovano un largo uso in tutto il mondo. Diventare un centro di offerta di prestazioni mediche considerate ormai complementari a quella cosiddetta allopatica, aprirebbe il territorio maglianese e sabino ad un mercato di tutto rispetto.

Saluto il dottor Gianani mentre entra un indaffaratissimo Adalberto Festuccia. Siamo alle tre del pomeriggio. Non posso andarmene senza fare i complimenti al dg per essersene infischiato dello spoil system e per averlo confermato come direttore amministrativo.