Sicko.
Questo è il titolo di un film documentario del regista Michel Moor,
del 2006, sul sistema sanitario americano. Per lo spettatore
italiano, di qualsiasi sensibilità politica, fu un'occasione per
apprezzare, nonostante tutto, l'offerta sanitaria del nostro paese.
Nonostante tutto, perchè nel 2006 era già avanzata la
consapevolezza che in quel particolare settore della cosa pubblica la
politica aveva messo le tende, anzi, aveva elevato gli avamposti più
resistenti della sua pratica spartitoria ed invasiva.
Una
pratica messa a sistema con l'attribuzione, grazie al riordino del
92/93, delle competenze in materia sanitaria alle regioni. La ragione
principale della riforma fu il contenimento della spesa. Se non fosse
tragico sarebbe comico, visto che oggi scontiamo gli effetti di
gestioni fallimentari da parte di maggioranze di ogni colore politico
prodotto dal decentramento. Nel Lazio Badaloni trovò un debito di
800 miliardi di lire che ingrossò. Storace lo portò a 10 miliardi
di euro. Marrazzo provò a ridurlo senza fortuna, Polverini ha dato
il colpo di grazia con una gestione inefficiente, dannosa,
spregiudicata. Con la sostanziale inefficacia dei nostri tanti
rappresentanti regionali, impegnati, chi più chi meno ed a diverso
titolo, a condividere le spese allegre. Cinque, mai avuti tanti.
“ Pacta
sunt servanda”, dicevano i latini. I patti si rispettano. Quando
una istituzione non si sente chiamata ad osservare questo
fondamentale principio di civiltà il risultato è quello
rappresentato nel consiglio comunale straordinario , aperto ai
cittadini ed associazioni, tenutosi a Rieti lunedì scorso, 8
ottobre, per discutere di sanità: l'impotenza. Una impotenza che
nasce dal fatto che il rientro sanitario dal debito regionale, che fa
del Lazio il principale responsabile di quello nazionale( quasi il
60%), è stato tentato da Polverini sulle spalle di una provincia
che, come ha detto il direttore amministrativo Adalberto Festuccia,
ha fatto i “ compiti”. L'azienda sanitaria reatina ha ridotto le
spese. Ha contribuito con zelo all'obbligo di risparmio, con la
riduzione della spesa farmaceutica, il taglio di posti letto e di
ospedali.
Ma
a nulla è servito. Quanto era stato assicurato ai cittadini sabini
col “patto” del decreto 80 non è avvenuto. Allo smantellamento
di strutture ospedaliere come quella di Magliano e di Amatrice non ha
fatto seguito nessuna compensazione assicurata, né riordino. La
medicina territoriale non si è vista. L'ospedale provinciale De
Lellis è alla paralisi, con il blocco del turnover a cui è stata
negata ogni deroga. Con l'interinalità, per natura precaria ed
incapace di produrre stabilità ed efficacia organizzativa. Ai patti
è seguita l'indifferenza verso ogni richiesta arrivata da un
territorio non più in grado di assicurare ai cittadini i livelli
minimi di assistenza e cura.
Cittadini
costretti ad aspettare tempi infiniti per le prestazioni e ad
aumentare la mobilità passiva verso un'altra regione, essendo più
rivolta a Terni che a Roma, producendo costi notevoli. Su tutto, come
cacio sui maccheroni, è aleggiato il conflitto tra Polverini ed il
direttore generale Gianani.
Un
conflitto non utile a nessuno. Particolarmente alla nostra sanità.
L'intervento di Santina Proietti, Presidente dell'Alcli, nota
associazione per l'assistenza delle famiglie di malati di tumore, lo
ha rappresentato meglio di chiunque, sindacati ed amministratori,
intervenuti ognuno per la sua parte. I malati, particolarmente quelli
di tumore e meno abbienti, sono allo stremo, come lo sono le
strutture ospedaliere. Nonostante lo strenuo impegno di Santarelli e
Capparella, primari di radiologia ed oncologia, i malati aggiungono
disagi a dolore. E non va meglio per altri servizi.
E'
per ovviare all'impasse provocata dalle deroghe e dalla sordità di
Polverini verso i nostri problemi sanitari che il direttore Gianani
vorrebbe avviare tutta una serie di esternalizzazioni. Cosa sono?
L'esternalizzazione,
nota come outsourcing è uno strumento aziendale per ridurre il
numero di attività, non ritenute strategiche , appaltandole ad un
privato specializzato in quel settore. Come ogni cosa, la proposta,
motivata da Adalberto Festuccia come risposta ai bisogni del
territorio, va considerata senza paraocchi. Soprattutto ideologici.
Il privato non va demonizzato. Ma il privato non va nemmeno
considerato sempre la risposta giusta. Soprattutto se l'azienda in
questione è quella sanitaria.
La
domanda che va posta è: qual è la mission del servizio pubblico? E'
il profitto e la crescita del fatturato o la cura? Credo si possa
convenire che la risposta giusta sia la seconda. Mentre il privato
per natura ha come missione il profitto. E dunque, chi potrebbe
garantire l'utente, ad esempio, che la prestazione complessa e più
remunerativa gli serva davvero? Chi potrebbe garantire che
l'interesse a curare ed a prevenire prevarrebbe sul bisogno di
produrre il legittimo profitto? E siamo sicuri che si produrrebbe
risparmio e qualità maggiore? Quali calcoli sono stati fatti per
ritenere giusta la scelta?
Un
recente documento della Public Services International Research Unit
dell’Università di Greenwich, ha dimostrato che il privato non ha
prodotto risparmio ed efficienza nella sanità inglese, dove
l'outcourcing è stato ampiamente utilizzato.
A
chi sostenne la decisione di chiudere l'ospedale di Magliano,
confidando nel riordino promesso e credendo nella necessità della
razionalizzazione sanitaria laziale. A chi non trovò scandalosa
l'idea di Gianani di promuovere un centro di medicina orientale a
Magliano, come chi scrive, l'idea delle esternalizzazioni oggi appare
scorretta. Molto più scorretta della destinazione di un milione e
200mila euro per la manutenzione del verde o dei premi di
produttività ai dirigenti, dovuti per contratto.
Le
dimissioni di Polverini rimettono tutto in gioco ed aprono a nuove
possibilità. Il contratto di direttore generale scadrà tra meno di
un anno. Credo sarebbe generoso da parte del dottor Gianani aspettare
i pochi mesi che ci separano dalle nuove elezioni regionali prima di
avviare una outsourcing che chi verrà troverà imposta per cinque
anni.
Come
sarebbe importante ed efficace politicamente che il sindaco
Petrangeli, dopo l'ottimo segnale d'attenzione dato al tema
sanitario, cosa non nuova in verità da parte sua, visto che è stato
minacciato di denuncia da Polverini per procurato allarme, desse vita
subito alla Consulta permanente a costo zero sulla sanità proposta
dalla consigliera Massimi. Anche Emili e Melilli organizzarono
incontri sulla sanità. Sarebbe brutto che tutto finisse in inutile
ritualità.