“ La politica è la continuazione
della guerra con altri mezzi”, ha scritto Carl von Clausevitz nel
famoso saggio “Vom Kriege”, Della guerra. E lui, generale tedesco
e studioso dell'arte in cui eccelse lo stato prussiano ottocentesco,
conoscendo bene gli elementi costitutivi della conflittualità,
sapeva riconoscerli in ogni fenomeno umano fondato sulla
contrapposizione degli interessi. E quale fenomeno ha natura più
conflittuale della politica?
I costituenti hanno posto i partiti,
associazioni private di cittadini, al centro dell'agone politico come
luoghi di partecipazione e di rappresentanza degli interessi
particolari della società. Ai partiti, con l'art.18, è stato
assegnato il compito di formare il pensiero dei cittadini, la
selezione del personale politico ed amministrativo, di essere
bastioni della pace democratica, proprio perchè trasformano in
confronto dialettico ciò che in situazioni meno mediate finirebbe in
conflitto armato scomposto. Guerra.
Uscendo dal preambolo, vengo al dunque.
Le primarie del centrosinistra. Come è noto la scelta è stata
travagliata ed incerta. Come un po' d'ovunque anche a Rieti, la
frammentazione correntizia, oggi determinata dalle “ aree”, si è
aggiunta al naturale pluralismo del Pd, nato dalla famosa fusione a
freddo tra Dc e Pci, producendo un di più di conflittualità. Alla
fine, habemus due papi: Annamaria Massimi, segretaria cittadina e
Simeoni, tesserato ed ex sindacalista della Cisl.
Tutto è bene quel che finisce con una
soluzione. E soprattutto è bene che il partito democratico abbia
offerto agli elettori la possibilità di scegliere tra due candidati,
sicuramente diversi per storia e sensibilità politica, ma entrambi “
anomali”, politicamente parlando. Massimi, ancora “odora” di
società civile, nonostante i cinque anni da consigliera regionale.
Simeoni, ex sindacalista da qualche tempo, del politico ha ancora
poco e niente. Questo li rende più forti e più deboli ad un tempo.
La forza viene dalla estraneità a tutto quello che ha generato
l'antipolitica, ovvero il potere partitocratico.
La debolezza deriva dal fatto che, se
loro sono il nuovo, particolarmente Simeoni, a sostenerli è il
vecchio. Quel vecchio che ha prodotto la vittoria ventennale della
destra ed una opposizione fiacca e verbosa, buona più a sollevare
in tanti il timore di connivenze che a rappresentare il ruolo
importantissimo che la democrazia le assegna, di sentinella
dell'azione politica della maggioranza. Questo vuol dire che entrambi
i candidati debbono liberarsi della zavorra di chi appesantisce la
loro campagna per le primarie con i toni delle contrapposizioni
personali e dell'autoreferenzialità.
Lo scambio di lettere pubbliche tra i
sostenitori di Simeoni e di Massimi sono un fastidioso segnale di
guerra civile dentro il Pd più che di voglia di sconfiggere la
destra. Di questo i due candidati sono incolpevoli vittime. Alla
loro capacità, intelligenza, senso dell'importanza della funzione
per cui sono scesi in campo, sta il sapersi sottrarre
all'indebolimento d'immagine e di autonomia in cui rischiano di
cadere a causa di quella che appare una guerra per bande tra vecchi e
giovani oligarchi e funzionari del Pd. Un partito incapace di
rinnovarsi proprio perchè fatto di persone e dirigenti attenti più
alla difesa delle proprie posizioni che della buona amministrazione.
Quando Hillary Clinton, già convinta
di essere la candidata per la presidenza americana, vide comparire
all'orizzonte Obama, non ne fu contenta. I due si fecero una guerra
senza risparmio di colpi, perchè “ la politica è la continuazione
della guerra con altri mezzi”. Ma in primo piano c'erano loro e le
loro proposte politiche. Sullo sfondo, ma proprio profondo, il
partito, le sue divisioni. Sarebbe un errore imperdonabile che ora,
nelle primarie reatine, avvenisse l'opposto.