sabato 8 marzo 2014

Malala, per un 8 marzo ottimista

8 Marzo, giorno di contraddizioni. Da una parte c'è il rituale di una commemorazione malintesa e fatta propria dal sistema del consumismo: la Giornata internazionale della donna è nata per sottolineare le asprezze e le difficoltà della condizione femminile, non per istituire una festa. Dall'altra c'è quello della denuncia delle discriminazioni e le violenze che ancora oggi le donne subiscono, in diverse gradazioni e forme nella gran parte del mondo. Compresa la civile Europa.

Secondo recenti stime della Agenzia Ue per i diritti fondamentali (Fra), 62 milioni di donne (più dell'intera popolazione italiana)  hanno subito in Europa, violenze fisiche e sessuali. Violenze spesso taciute, come dice il direttore del Fra Morten Kjaerum, parlando di  «diffusa violazione dei diritti umani in tutti gli Stati dell'Ue». E in Italia ormai è un quotidiano rincorrersi di notizie di donne ammazzate.

Di donne che nessuno è in grado di proteggere, nonostante spesso denuncino violenze da parte di uomini più vicini. Uomini di famiglia. Qualcosa che getta nello sconforto.

Eppure non tutto è negativo. Per dirne solo una, questo è il primo 8 marzo che vede un governo italiano formato per metà da donne ed un Parlamento dove la componente femminile è alta. Una cosa non proprio diffusa e che fa pensare che anche in un paese conservatore come il nostro molto stia cambiando. Anche per questo mi sembra utile lasciar stare le querimonie, cercando, invece ,di guardare al futuro con ottimismo. 

Un futuro che sarà sempre più dominato, nel bene e nel male, dal ruolo giocato dalle nuove tecnologie. Un fenomeno che gioca a favore delle donne. In nessun posto accade, ad esempio, come nel caso dei social network, di vivere una sostanziale parità di genere. E quali e quante possibilità nuove possono aprirsi per le donne grazie ai nuovi strumenti legati alla telefonia ed alla comunicazione globale?

Qualche giorno fa, a Londra ad un evento organizzato dalla Fondazione Vodafone, intitolato «Connected Women Summit», insieme a tante donne che hanno raccontato di come siano state aiutate dall'uso di un cellulare nel campo lavorativo, nell'accrescimento dell'empowerment (processo di crescita della propria autostima e di sviluppo delle proprie competenze e capacità), nella salute, nel superamento della solitudine , nell'istruzione, c'era anche Malala Yousafzai.

Malala è una adolescente pachistana di sedici anni, scampata per un soffio alla morte dopo un attentato talebano, candidata al premio Nobel per la pace. A soli 11 anni, grazie ad un blog, Malala ha iniziato a denunciare la terribile condizione delle ragazzine nelle zone del Pakistan dominate dalla cultura tribale talebana. Per le donne, spesso spose bambine, non c'era altro destino che l'ignoranza imposta e una vita senza speranza.

L'intelligenza di una ragazzina coraggiosa e il web sono state una miscela esplosiva. Malala è presto diventata un simbolo della lotta per i diritti delle bambine e delle donne. Ma anche una pericolosa avversaria, per i talebani. A quattordici anni, all'uscita dalla scuola, è stata ferita, insieme a due compagne, con sei colpi di pistola. Solo la sua notorietà l'ha salvata.  Trasportata all'estero con un aereo governativo, è stata operata ed è viva. E per nulla piegata dalla paura. A soli 11 anni rilasciò un'intervista in cui diceva «Non importa se devo sedere sul pavimento a scuola. Tutto quello che voglio è l'istruzione. E non ho paura di nessuno».

Ora che di anni ne ha sedici, nonostante viva sotto scorta, lontana dal suo paese, Malala continua a non avere paura e a portare dove può lo stesso messaggio: per le donne l'unica possibilità di uscire dallo stato d'inferiorità e di soggezione passa per l'istruzione. Per l'istruzione, il coraggio e la presa di coscienza che il mondo può diventare migliore se alle donne viene data la possibilità di contribuire a renderlo tale disponendo anche dei loro talenti, invece che costringerle a subire una condizione di minorità e di violenza.

La sera dell'Oscar è stata premiata come migliore attrice Cate Blanchett. Ricevendo il premio, l'attrice australiana ha detto “quanti nel nostro settore si aggrappano ancora, scioccamente, all'idea che i film che parlano di donne, con protagoniste donne, siano esperimenti di nicchia sbagliano. Non lo sono. Il pubblico vuole vederli e anzi, fanno un sacco di soldi”. E mentre scrosciavano gli applausi ha aggiunto: «Il mondo è rotondo gente!».

Sì, il mondo è rotondo e rispetto al pregiudizio negativo verso la parte femminile, con le dovute eccezioni, è alquanto uguale. Ma oggi il mondo è connesso e difficilmente si potrà fermare la voglia di renderlo migliore. Una voglia che hanno donne e uomini armati di buona istruzione e di cultura dei diritti umani. Malala ne è uno straordinario esempio. Ma ogni donna, nel suo piccolo, oggi ha più possibilità di ieri di rifiutare il silenzio e la solitudine.