La vittoria strepitosa di Matteo Renzi,
nuovo segretario del Pd, apre a qualche speranza di cambiamento.
Questa è la ragione che ha spinto tanti cittadini a votare un
giovane sindaco nel quale hanno visto il coraggio, la pragmaticità
della proposta ( checchè ne dicano quelli che ancora non la colgono,
nelle parole del nuovo segretario del Pd, la proposta c'è e come),
la schiena dritta, la possibilità di “ cambiare verso”.
La speranza c'è, ma non ha grandi
scorte di pazienza. E se c'è un ambito dove il bisogno di
cambiamento è più pressante è quello del SSN. Nessun altro
servizio pubblico è così saldamente tenuto nelle disponibilità di
chi oggi riesce a conquistare la presidenza di una regione. Con le
dovute differenze, in tutte le regioni italiane si assegna il potere
di nomina dei direttori generali ai governatori e quelle dei primari
ai direttori generali.
Se il primo caso si può giustificare
col principio dell'adesione del nominato agli orientamenti politici
del nominante ( una sorta di spoils system), nel secondo caso il
metodo appare quanto meno discutibile. La scelta di un primario
dovrebbe a vere come unico criterio la qualità della prestazione da
offrire ai malati e la salute dell'azienda pubblica. Dotare un
ospedale anche di un solo reparto d'eccellenza, ormai è chiaro, è
l'unica maniera d'invertire il fenomeno dell'esodo verso altri
nosocomi e di mantenere vitali e funzionanti gli ospedali senza
correre il rischio di chiusura.
Lo strano caso, temo non insolito, di
un concorso per primario di Ortopedia all'ospedale De Lellis, bandito
quattro anni fa, dato per morto, poi risorto, di nuovo messo in sonno
e giunto in conclusione proprio allo scadere del mandato del
Direttore Generale della Asl Riccardo Gianani, sembra andare, invece,
in tutt'altra direzione.
Un concorso last minute, si potrebbe
dire. La domanda è: da cosa è derivata tanta fretta, dopo tanto
rimandare? Ed è giusto che un dirigente scaduto decida per una
azienda che ormai passerà in altre mani? Zingaretti era d'accordo? E
siamo sicuri che la scelta del nominato sia stata basata sul criterio
meritocratico delle qualità richieste ad un primario? ( prestazioni
medico-chirurgiche, attività di studio, di ricerca, di
programmazione e di direzione dell'unita operativa?). Insomma, è
stato scelto il migliore tra gli idonei?
L'ultimo atto di Gianani, direttore
generale nominato da Polverini, “in quota” Cicchetti , che è
riuscito a scontentare tutti e a lasciare la nostra sanità più
squinternata e impoverita di come l'ha trovata , a cosa è dovuto?
Sembra quasi l'ultimo sberleffo dato ai malati, al territorio, al De
Lellis, ad un'azienda sanitaria che sembra destinata a finire
accorpata con Viterbo. E ci possiamo giurare, non sarà Rieti ad
avere la meglio. Non sarà Rieti a trarne vantaggio.
Esistono precedenti che aiutano a
capire come finirà. Poco dopo la nomina, l'ex direttore generale ha
provveduto alla chiusura dei piccoli ospedali di Magliano e Amatrice
con una velocità esecutiva non imitata dai colleghi delle altre
province laziali. Se i nostri ospedali periferici non ci sono più,
resiste quello di Acquapendente ( Viterbo): 8 posti letto e 130 tra
medici e infermieri fino al 2010.
Nel convincimento, errato, che si
stesse realizzando la necessaria e giusta riorganizzazione del
sistema sanitario locale, come avvenuto in altre regioni, chi scrive
elogiò la scelta di Gianani. Mai, come in questo caso, vale il detto
“ confondere i desideri con la realtà”. Il risultato dell'azione
ultra tempestiva del direttore che parlava cinese e che voleva
portare a Magliano Sabina la medicina orientale ( continuo a pensare
che non fosse intento così peregrino, ma nulla si è fatto) è stato
lo smantellamento senza ricostruzione.
Alla chiusura dei presidi ospedalieri
di Amatrice e Magliano, poi, non è seguita la nascita di strutture
di lungodegenza e riabilitazione. Nulla si è fatto per la medicina
territoriale. Non è seguita, soprattutto, un'azione per rendere più
efficienti i servizi erogati dal De Lellis, al fine di compensare la
perdita dei due piccoli presidi territoriali. Nulla si è fatto in
tal senso. E a nulla è servito che accanto a Gianani ci fosse un
Direttore amministrativo reatino, di annosa esperienza, come
Adalberto Festuccia.
La nomina del primario di Ortopedia,
poteva essere l'occasione per il salto di qualità del nostro
ospedale almeno in un settore. Qualcosa che avrebbe dovuto
interessare anche il nostro sindaco. E invece le cose sono andate
avanti con la consueta stracca continuità. Con la complicità, direi
culturale , di tutti. Non guardando un tacca più in alto
dell'ordinaria amministrazione e dell'orticello da zappare mirando a
basse produzioni. Nessun guizzo, nessuna sorpresa. La fine era nota.
Domenico Teodori, segretario della Uil,
il 21 giugno scorso, a proposito di Gianani, scriveva su questo
giornale di “ smantellamento pianificato” e di “
spregiudicatezza senza precedenti”. Io non lo so se la decisione di
lasciare traccia di sé attraverso una nomina sia dovuto alla volontà
di danneggiarci.
Senza nulla togliere al prescelto, il
dottor Riccardo Mezzoprete, dentista/ortopedico reatino, temo che se
non c'è stata la volontà di far male, non ce n'è stata nemmeno
quella di far bene. Tra i candidati c'era qualche eccellenza che
avrebbero potuto dare al nostro nosocomio, sempre più immiserito,
una possibilità di collocarsi sul piano dell'offerta sanitaria
regionale in termini competitivi. Non si è fatto.
Dopo aver cercato informazioni sui più
diversi fronti, mi sembra di capire che non si è fatto per quel
totem che è la “continuità”. A giustificare la scelta sembra ci
sia il buon carattere del dottor Mezzoprete, per qualche tempo
facente funzioni di primario. Medici ed infermieri lo apprezzano e la
struttura procede con armonia. Forse a pesare è stata anche la
“reatinità”: meglio non correre rischi con chi viene da fuori.
Insomma, hanno vinto la consuetudine,
la voglia di non avere sorprese, di non dover cambiare assetti.
Meglio non correre il rischio di “azzardi”. Ha vinto la
continuità. E qui torniamo all'inizio, quando parlavo di Renzi e
della domanda di cambiamento. Si vedrà qualche cambiamento con
Zingaretti, cuperliano e molto introdotto nel sistema dei partiti? Da
quanto si vede nel caso che ho raccontato, non sembra probabile. I
fatti ci diranno se è l'ultimo colpo di coda del vecchio o la
continuazione del vecchio nei tempi nuovi. Peccato, però.