sabato 14 dicembre 2013

Nomina di primario last minute e la sanità che non cambia verso

La vittoria strepitosa di Matteo Renzi, nuovo segretario del Pd, apre a qualche speranza di cambiamento. Questa è la ragione che ha spinto tanti cittadini a votare un giovane sindaco nel quale hanno visto il coraggio, la pragmaticità della proposta ( checchè ne dicano quelli che ancora non la colgono, nelle parole del nuovo segretario del Pd, la proposta c'è e come), la schiena dritta, la possibilità di “ cambiare verso”.

La speranza c'è, ma non ha grandi scorte di pazienza. E se c'è un ambito dove il bisogno di cambiamento è più pressante è quello del SSN. Nessun altro servizio pubblico è così saldamente tenuto nelle disponibilità di chi oggi riesce a conquistare la presidenza di una regione. Con le dovute differenze, in tutte le regioni italiane si assegna il potere di nomina dei direttori generali ai governatori e quelle dei primari ai direttori generali.

Se il primo caso si può giustificare col principio dell'adesione del nominato agli orientamenti politici del nominante ( una sorta di spoils system), nel secondo caso il metodo appare quanto meno discutibile. La scelta di un primario dovrebbe a vere come unico criterio la qualità della prestazione da offrire ai malati e la salute dell'azienda pubblica. Dotare un ospedale anche di un solo reparto d'eccellenza, ormai è chiaro, è l'unica maniera d'invertire il fenomeno dell'esodo verso altri nosocomi e di mantenere vitali e funzionanti gli ospedali senza correre il rischio di chiusura.

Lo strano caso, temo non insolito, di un concorso per primario di Ortopedia all'ospedale De Lellis, bandito quattro anni fa, dato per morto, poi risorto, di nuovo messo in sonno e giunto in conclusione proprio allo scadere del mandato del Direttore Generale della Asl Riccardo Gianani, sembra andare, invece, in tutt'altra direzione.

Un concorso last minute, si potrebbe dire. La domanda è: da cosa è derivata tanta fretta, dopo tanto rimandare? Ed è giusto che un dirigente scaduto decida per una azienda che ormai passerà in altre mani? Zingaretti era d'accordo? E siamo sicuri che la scelta del nominato sia stata basata sul criterio meritocratico delle qualità richieste ad un primario? ( prestazioni medico-chirurgiche, attività di studio, di ricerca, di programmazione e di direzione dell'unita operativa?). Insomma, è stato scelto il migliore tra gli idonei?

L'ultimo atto di Gianani, direttore generale nominato da Polverini, “in quota” Cicchetti , che è riuscito a scontentare tutti e a lasciare la nostra sanità più squinternata e impoverita di come l'ha trovata , a cosa è dovuto? Sembra quasi l'ultimo sberleffo dato ai malati, al territorio, al De Lellis, ad un'azienda sanitaria che sembra destinata a finire accorpata con Viterbo. E ci possiamo giurare, non sarà Rieti ad avere la meglio. Non sarà Rieti a trarne vantaggio.

Esistono precedenti che aiutano a capire come finirà. Poco dopo la nomina, l'ex direttore generale ha provveduto alla chiusura dei piccoli ospedali di Magliano e Amatrice con una velocità esecutiva non imitata dai colleghi delle altre province laziali. Se i nostri ospedali periferici non ci sono più, resiste quello di Acquapendente ( Viterbo): 8 posti letto e 130 tra medici e infermieri fino al 2010.

Nel convincimento, errato, che si stesse realizzando la necessaria e giusta riorganizzazione del sistema sanitario locale, come avvenuto in altre regioni, chi scrive elogiò la scelta di Gianani. Mai, come in questo caso, vale il detto “ confondere i desideri con la realtà”. Il risultato dell'azione ultra tempestiva del direttore che parlava cinese e che voleva portare a Magliano Sabina la medicina orientale ( continuo a pensare che non fosse intento così peregrino, ma nulla si è fatto) è stato lo smantellamento senza ricostruzione.

Alla chiusura dei presidi ospedalieri di Amatrice e Magliano, poi, non è seguita la nascita di strutture di lungodegenza e riabilitazione. Nulla si è fatto per la medicina territoriale. Non è seguita, soprattutto, un'azione per rendere più efficienti i servizi erogati dal De Lellis, al fine di compensare la perdita dei due piccoli presidi territoriali. Nulla si è fatto in tal senso. E a nulla è servito che accanto a Gianani ci fosse un Direttore amministrativo reatino, di annosa esperienza, come Adalberto Festuccia.

La nomina del primario di Ortopedia, poteva essere l'occasione per il salto di qualità del nostro ospedale almeno in un settore. Qualcosa che avrebbe dovuto interessare anche il nostro sindaco. E invece le cose sono andate avanti con la consueta stracca continuità. Con la complicità, direi culturale , di tutti. Non guardando un tacca più in alto dell'ordinaria amministrazione e dell'orticello da zappare mirando a basse produzioni. Nessun guizzo, nessuna sorpresa. La fine era nota.

Domenico Teodori, segretario della Uil, il 21 giugno scorso, a proposito di Gianani, scriveva su questo giornale di “ smantellamento pianificato” e di “ spregiudicatezza senza precedenti”. Io non lo so se la decisione di lasciare traccia di sé attraverso una nomina sia dovuto alla volontà di danneggiarci.

Senza nulla togliere al prescelto, il dottor Riccardo Mezzoprete, dentista/ortopedico reatino, temo che se non c'è stata la volontà di far male, non ce n'è stata nemmeno quella di far bene. Tra i candidati c'era qualche eccellenza che avrebbero potuto dare al nostro nosocomio, sempre più immiserito, una possibilità di collocarsi sul piano dell'offerta sanitaria regionale in termini competitivi. Non si è fatto.

Dopo aver cercato informazioni sui più diversi fronti, mi sembra di capire che non si è fatto per quel totem che è la “continuità”. A giustificare la scelta sembra ci sia il buon carattere del dottor Mezzoprete, per qualche tempo facente funzioni di primario. Medici ed infermieri lo apprezzano e la struttura procede con armonia. Forse a pesare è stata anche la “reatinità”: meglio non correre rischi con chi viene da fuori.

Insomma, hanno vinto la consuetudine, la voglia di non avere sorprese, di non dover cambiare assetti. Meglio non correre il rischio di “azzardi”. Ha vinto la continuità. E qui torniamo all'inizio, quando parlavo di Renzi e della domanda di cambiamento. Si vedrà qualche cambiamento con Zingaretti, cuperliano e molto introdotto nel sistema dei partiti? Da quanto si vede nel caso che ho raccontato, non sembra probabile. I fatti ci diranno se è l'ultimo colpo di coda del vecchio o la continuazione del vecchio nei tempi nuovi. Peccato, però.