sabato 29 settembre 2012

La disarmante consigliera Nobili e la trasparenza di Melilli

La consigliera regionale del Pdl Lidia Nobili è disarmante. Parlare con lei del terremoto che sta scuotendo il suo partito regionale significa ricevere una prospettiva che sfugge all'ordinarietà del pensiero. “ In fondo con i soldi che i gruppi regionali ricevono si dà lavoro ed io ho li ho spesi sul territorio”, dice. Difficile darle torto sul principio che mettere soldi in circolo fa bene al mercato ed al lavoro. Peccato che il discorso valga anche per quelli spesi per donnine, ostriche e champagne; per quelli della mafia ( nessun accostamento, si intende con la consigliera la cui onestà non si mette in dubbio) o per quelli del mercato nero, regno dell'evasione selvaggia.

E peccato che i principi di utilità e di produttività siano colonne portanti di contributi pubblici. A chi e a cosa servono? Per ottenere cosa? Se si spendono per ottenere una migliore sanità e migliori scuole portando sul posto chi decide per essi, è una cosa, se servono solo ad essere eletti in tre consigli istituzionali è un'altra.

L'unico argomento su cui non si fa fatica a convenire è che l'utilizzo di Lallaria, azienda di strategia comunicativa di Paolo Campanelli è stata una legittima scelta fatta per stima ed amicizia, oltre che per la volontà di spendere i soldi regionali sul territorio. Paolo Campanelli è un professionista di riconosciuta capacità oltre che di autonomia mentale. Ha lavorato con l'Apt al tempo della direzione di Di Paolo e per cinque edizioni della rassegna “ I giorni di Francesco”, un'iniziativa dove Nobili assessore comunale, ne ha sperimentato l'efficacia da cui è nata la decisione di continuare a servirsene.

Si può convenire anche che sostenere o semplicemente alludere al fatto che Campanelli non sia più credibile nella sua attività di cittadino impegnato politicamente: candidato nelle ultime amministrative a Fara Sabina con “ Sabina virtuosa”; candidato alle ultime amministrative comunali reatine con “ Rieti virtuosa” e fondatore di una associazione che si batte da anni contro la nascita del Polo della logistica, “Sabina Futura”, perchè ha lavorato per Nobili, rientra nella strategia del “ sospetto” che ormai sta inquinando la nostra vita pubblica e civile da cui nessuno sembra salvarsi. E' un modo per dire: tutti colpevoli, nessun colpevole” e lasciare le cose come sono. E invece, evangelicamente la “ verità” si raggiunge distinguendo il grano dal loglio. Lallaria è una cosa. Quello che fa il cittadino Campanelli è un'altra.

Ma quello che scrive il presidente Melilli su Facebook può anche avere il suo senso. ”Se si guida un movimento che fa della trasparenza ed il rigore il suo faro, credo si abbia qualche dovere in più. Non ci si salva dicendo che la contabilità è a posto, ci mancherebbe non lo fosse. Ci si salva rendendo pubblici alcuni dati. Proviamo:quanti incontri sono stati fatti. Quali e dove? Quanto è costato ognuno? Quali le voci di spesa? E qual era il titolo dell'incontro?” Domande legittime a cui il Campanelli politico non dovrebbe sottrarsi al fine di fugare ogni ombra di commistione col partito che lui ha sempre pubblicamente avuto come avversario.

Melilli invoca la trasparenza e quanto sta accadendo può rappresentare una grande occasione per promuoverla come strumento di democrazia matura, da sempre pallino solo dei Radicali e poi di Beppe Grillo. C'è da augurarsi che serva a far conoscere come spendono il contributo tutti i nostri consiglieri regionali: da Cicchetti a Perilli. Che divenga accessibile a tutti ogni rendicontazione delle spese delle campagne elettorali. Che finalmente ciò che è attività pubblica lo sia davvero. Riguardo alla rendicontazione sul lavoro svolto da Lallaria è faccenda che spetta soprattutto alla cliente Nobili.

Il presidente Melilli, quindi, fa bene ad invocare la trasparenza, ma quando Marco Giordani, sempre su Facebook, gli ricorda di non aver dato seguito all'Anagrafe Pubblica degli Eletti, deliberata dal Consiglio provinciale da due anni, promossa da Sabina Radicale e voluta da Vincenzo Ludovisi, la risposta è a dir poco avvilente: “ Ho scritto ripetutamente a tutti perchè lo facciano. Anche per un problema di coerenza(l'hanno votata loro)“. Risposta disarmante quanto quelle di Nobili. Si ha l'idea di un presidente impotente nella sua funzione e sostanzialmente distante dalla decisione presa in merito alla trasparenza. Lui ha fatto la sua parte? Ha pubblicato il suo status?

Si ha l'idea, soprattutto, di una classe politica ormai confusa ed analfabeta su quello che spetta ai rappresentanti istituzionali. Ad essi non compete distribuire soldi e lavoro. Ad essi spetta creare le condizioni per favorire la produttività e la nascita dei posti di lavoro che non vanno considerati una elargizione, favori, ma opportunità di vita, di dignità e di messa a frutto di meriti e competenze. Ad essi non spetta nemmeno rinfocolare polemiche ma far rispettare regole e delibere.

Che Vincenzo Ludovisi, Pd, utilizzi la vicenda come lotta politica è nell'ordine delle cose. A lui va fatto notare, tuttavia, che la conoscenza di 14 milioni 985.544 euro dati ai partiti, mentre si chiudono ospedali e scuole, la si è avuta soltanto per faide interne al Pdl e, soprattutto, alla coerenza radicale, non alla decisa opposizione dei consiglieri del suo partito. Né l'attività del partito di cui è segretario provinciale può vantare la trasparenza che oggi si chiede agli altri. Se il consigliere regionale della Lista Bonino, Giuseppe Rossodivita, non avesse pubblicato il bilancio del suo gruppo sul sito internet del partito radicale non avremmo contezza dell'ammontare vergognoso del “ contributo regionale” per i partiti, mentre si chiudono ospedali e scuole.

La consigliera Nobili mi fa notare che con i soldi ricevuti i consiglieri pagano anche i portaborse, tra cui qualche giornalista reatino che, per questo, non può vantare una libertà di stampa al di sopra di ogni sospetto quando scrive di lei e di Campanelli. Una qualche ragione le va riconosciuta, ma quando le regole, scritte e non scritte, diventano un pasticcio confuso, distinguere il lecito dall'illecito, il giusto dall'ingiusto, l'opportuno dall'inopportuno, ciò che compete alla legge da ciò che spetta al politico, è un esercizio faticoso e sfuggente come afferrare un ramo fragile mentre si è risucchiati dalla melma di una palude. Eppure va fatto.

P.S. Apprendo dal presidente Melilli che tutti i suoi dati sono stati pubblicati. Sia il reddito precedente la sua elezione che quello attuale, nonché il patrimonio proprio e della famiglia.
Me ne compiaccio e mi scuso per la svista, auspicando che lil buon esempio sia seguito da tutti e che tutto sia di facile reperibilità per i cittadini

Le “tabelle” al tempo di Marrazzo e Polverini


Sono tutti uguali? No, non sono tutti uguali ed il “tuttougualismo” applicato in politica ha come effetto soltanto di nutrire il pericoloso populismo e lasciare le cose come sono. Bisogna distinguere le responsabilità. Lo ripeto da tempo e me lo impongo, anche se è difficile difronte ad una partitocrazia senza principi e velleitaria. Ad ogni scoperchiamento del malaffare si assiste alla parodia della resipiscenza, del ravvedimento, anche se tardivo e della riparazione. E poi?

E poi si arranca in una battaglia senza fine tra ciò che dovrebbe essere e ciò che riesce ad essere. Il Presidente Fini ha proposto la certificazione esterna dei bilanci dei partiti ed è stato bloccato da Pdl e Lega. Solo grazie al timore della perdita di consenso prodotta dall'informazione ha ottenuto di poter inserire la novità nel regolamento della Camera. Polverini, solo dopo le notizie emerse dalle faide interne del Pdl, ha usato un consiglio straordinario per bacchettare con enfasi guascona e riferimenti personali a “tumori da estirpare”per chiedere che la Regione riduca gli sprechi. Per ora è rimasta al suo posto, insieme agli spreconi. Il tempo ci dirà se alle dichiarazioni seguiranno i fatti.

Ma non sono tutti uguali. Al tempo di Storace esistevano le “ tabelle A e B”, finanziamenti in dotazione dei consiglieri con cui si finanziavano a pioggia e senza trasparenza alcuna associazioni, pro loco, enti locali. Molte sagre paesane ne erano il risultato. Ma la cosa peggiore era la non tracciabilità delle spese. Con l'arrivo di Marrazzo, portato alle dimissioni da una vicenda personale tanto grottesca,quanto finita con nessuna condanna: Marrazzo, ha stabilito la Cassazione, fu vittima di una imboscata tesa da alcuni carabinieri, le cose cambiarono.

Luigi Nieri, Sel, assessore al bilancio, tentò di eliminare la dotazione personale dei consiglieri introdotta da Storace, ma non ci riuscì. I capogruppo dei partiti dissero senza mezzi termini :” Non rinunciamo. Senza “ tabelle” il bilancio non passa”. E così al povero Nieri non restò che accontentarsi dello sconto. I soldi ricevuti passarono da 700mila a 350mila. Non solo, si introdussero tutta una serie di controlli per accedere ai finanziamenti previsti dalle tabelle A e B ( presumo che avessero a che fare con la spesa corrente e quella in conto capitale. Ma potrei sbagliare).

Quello che prima era fuori bilancio finiva nel bilancio regionale. Quello che prima era gestito arbitrariamente e senza computo ora veniva deciso in base alla vera utilità dai diversi assessorati a cui arrivavano le richieste. Una sagra era sovvenzionata dall'assessorato alla cultura, se ritenuta un evento culturale. Quella di leonessa della patata, lo è. Un comune che aveva urgenza di realizzare un'opera pubblica ( la strada del Turano, per dire) inviava domanda e progetto che, dopo l'analisi, veniva accolto dall'assessorato alle opere pubbliche. Anna Maria Massimi, consigliera regionale, con i soldi a disposizione ha sostenuto opere come il recupero di Villa Battistini a Contigliano e l'acquisto di un gommone per la protezione civile. Per dirne alcune.

Con Marrazzo si faceva così. Con l'arrivo di Polverini, tutto è tornato come ai tempi di Storace. Le regole introdotte sono finite in gloria. I partiti, particolarmente quelli della maggioranza, hanno fatto pessimo uso, si può supporre, della inesperienza di una ex sindacalista. La quale tuttavia, usava come gli altri i fondi elargiti tanto generosamente da lei stessa in quanto presidente di Regione. Da quanto dice, a sua insaputa. Ma Marrazzo aveva la stessa inesperienza quando impose ai partiti di introdurre regole e trasparenza.

Tutto dipende dal manico, diceva mio nonno. E se Storace e Polverini hanno prodotto lo stesso risultato dipende solo dalla medesima cultura politica con cui governano. Senza la segnalazione di Bankitalia sulla irregolarità delle spese del Pdl in regione, le faide interne, la fissa della trasparenza dei radicali, nulla sarebbe successo. Si sarebbe continuato ad incassare ed a spendere senza criterio. Nulla si sarebbe fatto per ridurre le commissioni :19, mentre in Lombardia ce ne sono 8. Polverini, che in consiglio ha tuonato contro di esse, avrebbe continuato a tenere nel cassetto le proposte per ridurle.

“Chiedo nuovamente al presidente Abruzzese la discussione in aula della mia proposta, depositata il 22 febbraio scorso per la diminuzione delle commissioni permanenti da 16 a 9. Ciò consentirebbe un risparmio di circa 9 milioni di euro” ha detto in aula, a luglio, Giuseppe Celli, capogruppo di una lista civica. E troppo tardivamente arriva la decisione del Pd di dimettersi dalle commissioni ( cosa consigliata da tempo da Melilli. Inascoltato). Cosa che apre alla tentazione “tuttougualista”, ma le responsabilità della maggioranza vanno ben distinte da quelle ( che pure ci sono) dell'opposizione.

E che dire dei 17 gruppi consiliari? Di staff ignoti anche ad Obama:17 persone per Sentinelli.E delle auto blu? E dei vitalizi dati anche ad esterni? E dell'appalto per la costruzione di una nuova ala del Consiglio per un importo di 7.939.360 euro che tra una cosa e l'altra arrivano a 10 milioni di euro ( metà dei 20 che dovrebbero essere risparmiati per questo anno a detta di Perilli). Sprechi. Sprechi di una cultura da tempi delle vacche grasse, quando si dava l'illusione al Paese di vivere in un Eldorado costruito con il debito pubblico.

Una cultura ben descritta da un racconto che mi fece una volta Massimi. Ogni consigliere regionale poteva spendere 500 euro al mese in giornali. La neo-politica, pescata nella società civile senza preavviso e spedita con listino in regione, non riuscendo ad impegnare mezza giornata per leggersi la montagna di giornali che avrebbe potuto comprare con quella cifra, ne spendeva 150 o giù di lì. Venne invitata ad usarli da qualcuno. Come si dice : guai a dare il “ cattivo” esempio. Oggi Massimi non ha firmato l'interrogazione comunale sulla vicenda Nobili-Lallaria. La sua scelta la qualifica per quello che è: una dirigente di scuola arrivata alla politica credendo fosse una cosa seria.

L'orgoglio di essere cittadino


9 milioni di ragioni per eleggere Polverini posson bastare? Per dirla senza Battisti, possono 9 milioni di euro, tanto è costata la sua campagna elettorale, spiegare la scelta di Polverini da parte degli elettori laziali? Purtroppo sì. Quei soldi sono stati sufficienti ad azzerare il ricordo di ciò che era stata l'occupazione forsennata della Pisana da parte di Storace con tutta la scia degli scandali sanitari e non solo. Quei soldi sono serviti, purtroppo, ad addomesticare un elettore per nulla restio all'addomesticamento. Un elettore che oggi paga lo scotto del suo analfabetismo civile.

Ma se è vero che sbagliando s'impara, quello che accade oggi all'Italia, imbastardita culturalmente dal ventennio berlusconiano, dove è stato sdoganato di tutto, ma soprattutto la spudoratezza, può diventare una occasione da non perdere per gli italiani di uscire dalla condizione di sudditanza nei confronti del potere e diventare finalmente cittadini. Perchè non basta che sulla Costituzione si parli di “ cittadino” per esserlo davvero.

E come si diventa cittadino? Semplicemente con l'orgoglio di esserlo. La vera patologia di questo paese nasce dalla storica inclinazione etico-culturale a barattare il diritto col favore. Lo ripeto, ormai, da troppo. Dalla propensione nazionale a far progredire la “ linea della palma”, l'illegalità., dal Sud al Nord, come scriveva Sciascia nel “ Il giorno della civetta”.

E sempre Sciascia spiega l'insensibilità degli italiani verso l'illegalità ( finchè non tocca da vicino gli interessi propri) con il nostro familismo amorale. Quello che tutto giustifica con il “ tengo famiglia” ed i figli “so' piezz e core”. Tutto viene subordinato alle proprie necessità ed a quelle dei propri figli, inteso nel senso ampio di parentela, costi quel che costi. E' da qui che nascono le parentopoli e le correità allargate e diffuse che troppi italiani coinvolgono e accettano. E' questo che, nonostante tutto, tiene in piedi un sistema che sta scoppiando soltanto perchè i soldi sono finiti.

In tanti rimproveriamo all'opposizione di aver taciuto su quanto stava facendo la maggioranza che governa la Regione Lazio. Di aver partecipato alla spartizione dei 14 milioni di euro dati ai gruppi consiliari. Di non aver fatto quanto spetta alla minoranza:“ la minoranza controlla e contrasta l'azione di governo” è scritto sul sito della Regione Lazio. In tanti notiamo che ad aver sempre denunciato tutto sono stati solo i due consiglieri radicali. Talmente soli da essere stati trascurati anche da chi ha il compito di fare informazione. Lo ascrivo anche a mio demerito.

Ma è giusto sottolineare anche le responsabilità degli elettori.

L'opposizione non ha fatto la sua parte e l'informazione, con l'eccezione di qualche testardo giornalista ( come Stella, Rizzo, Bonini) ha atteso che arrivasse la mano della giustizia per accorgersi di quello che stava succedendo. Anzi, sono emerse pesanti contiguità tra politica e informazione. Né sembra di poter contare sull'efficacia della vigilanza della Corte dei Conti. A questo punto l'elettore se ne faccia una ragione: ora tocca a lui. Nulla cambierà se al momento del voto non smetterà di utilizzare come criterio di scelta la convenienza personale.

Nel 1999 mi capitò di leggere l'omelia del Cardinale Martini in occasione della festa del patrono di Milano, S. Ambrogio. Ne rimasi abbagliata. Incontrai per la prima volta la “ parresìa”, concetto mutuato dalla cultura classica e penetrato fortemente in quella evangelica. Parresìa significa “ libertà di chiamare le cose col proprio nome”. E' l'esatto contrario dell'accidia civile e della “ neutralità appiattita , della paura di valutare oggettivamente le proposte secondo criteri etici, che ha quale conseguenza il decadimento della sapienzialità politica”, disse il cardinale.

Il cardinale Martini è morto il 31 agosto scorso, ma le sue parole sono incredibilmente vive.
La classe politica è ormai travolta da una metastasi etica difficilmente curabile. Soprattutto è impossibile che il malato si autocuri. Anche le migliori intenzioni, temo, non serviranno. Quello che serve è una rapida inversione di rotta da parte dei cittadini. Ritenere che sia giusto votare qualcuno perchè ti invita ad un aperitivo o ad una cena è stupido ed autolsionistico, perchè è un baratto utile solo a chi offre qualcosa per ottenere in cambio molto di più. Un di più comprensivo anche del bene di chi lo ha votato.

Accettare che ad occuparsi dei propri interessi siano personaggi di inesistente spessore politico e di non accertata competenza ( Bonino lo era) è responsabilità di chi vota con miopia, tanto quanto di chi li propone e li sostiene. Abbiamo visto ridurre progressivamente i servizi mentre le tasse aumentavano ed aumentano. Abbiamo visto chiudere ospedali in cambio di niente. In Regione da due anni è ferma l'approvazione di una delibera che assegna 16 milioni di euro per non far pagare il ticket ai disabili, mentre proliferavano gli sperperi. Questo è stato fatto perchè si è consentito che Itaca venisse occupata dai Proci. Una eventualità non solo letteraria in una democrazia di debole cultura civile come è la nostra.

Qualcuno dirà che Nobili, tra i protagonisti principali del Laziogate, non è stata eletta, visto che è diventata consigliere grazie al famigerato premio di maggioranza chiamato listino. Ma è stata eletta recentemente nel Comune di Rieti e siede anche tra i banchi del Consiglio provinciale. E Cicchetti, al di là delle cose che gli vengono attribuite, ha chiesto il voto per sé per portare alla vittoria una ex sindacalista senza altra qualità che buone comparsate televisive.

Come è stato eletto Gianfranco Gatti, ex sindaco ( non rimpianto da quanto mi è capitato di sapere) di Pescorocchiano, fermato sulla terza candidatura solo dal povero Mauro Mattucci. Uno molto vicino a Polverini, Gatti, essendo il segretario della sua lista e grande protettore, da quanto mi dicono, del consigliere comunale Davide Festuccia, eternamente presente nei banchi comunali di Rieti, nonostante rinvii a giudizio e molteplici vicende legate a conflitti d'interesse e quant'altro. Consiglieri entrambi eletti, per chissà quali meriti, Gatti, Festuccia e Nobili (ma l'elenco è lungo). Per chissà quali effetti benefici sul territorio e sulla città. E' una domanda che rivolgo, ancora una volta, agli elettori.


Giovani ubriachi e l'insipienza politica


Renata Polverini non sapeva. Dopo le tardive dimissioni la governatrice “per caso “ ora si difende con l'argomento: chi mi ha preceduto faceva peggio. Un argomento che non regge, se non altro per la semplice ragione che la destra ha chiesto la fiducia con la promessa di fare meglio della sinistra.

Nobili e Cicchetti pensano di ricandidarsi anche la prossima volta? Si accomodino. Alfano prima e Bersani ora promettono di non ricandidare nessuno degli uscenti. Polverini troverà qualcuno che pensa di regalarle uno scranno parlamentare? Lo faccia. Al popolo spetterà punirlo. Vedremo.

Intanto voglio raccontare un episodio che fotografa bene i risultati prodotti a Rieti da chi sembra non capire dove sono i veri problemi del paese, ammalati come sono di cieca autoreferenzialità: quello che conta è la mia ricanditatura; quello che conta è ciò che serve agli addetti ai lavori e al partito.

Voglio raccontare in che modo è massacrato un paese stravolto dalla crisi culturale più di quella economica ( stanca di dirlo! Non ne posso più) e che ha offerto alle nuove generazioni modelli licenziosi e di pratica ordinaria di illegalità piovuti sulla loro quotidianità dall'alto delle istituzioni. Modelli inimmaginabili, dice Napolitano. Ma come faceva il Presidente a non immaginare, quando nel nostro paese non si riesce ad avere la legge anti corruzione, riproposta con forza da Monti dopo essere stata approvata alla Camera e bloccata al Senato dal Pdl?

60 miliardi di euro l'anno è il costo della corruzione, scontato da tutti noi, normali cittadini.
Soprattutto dai disoccupati, cassintegrati, piccoli artigiani, professionisti onesti.

Lunedì scorso ho preso l'autobus per tornare a casa. Era tardi, ero stanca e non me la sentivo di rifare il ritorno a piedi fino al quartiere detto residenziale. Seduta in fondo, guardavo distratta gli alberi e la città che correvano all'indietro persa nei miei pensieri. Solo il volto stranito di un giovane ha attirato la mia attenzione. Era seduto con una biondina carina tenuta sulle ginocchia. Niente di strano. Strani erano solo gli occhi del ragazzo, privi di controllo, come le mani che si muovevano a scatti.

Lei era tranquilla e, senza nessuna preoccupazione di essere vista, ad un certo punto ha sollevato una bottiglia di vino rosso che teneva tra le gambe fasciate dai soliti fuseaux neri . Ne ha bevuto un lungo sorso e poi ha passato la bottiglia al compagno.

Erano ubriachi. Come lo era un altro giovane che sedeva dalla parte opposta del bus e che scambiava continui lanci di cellulare con la ragazza. La scena era agghiacciante. Tutti, da adolescenti abbiamo preso una sbronza. Tutti abbiamo provato cose proibite. Ma sapevamo che erano proibite. Quando avveniva lo si faceva di nascosto e nella consapevolezza che non era una cosa ben fatta. Quei giovani erano del tutto a loro agio nell'esibire la bottiglia di vino semi vuota che si passavano l'uno con l'altro, chiusi in una dimensione di solitudine assoluta.

Questo era agghiacciante: la loro solitudine. La distanza da tutto quello che li circondava. L'irraggiungibilità da qualsiasi scintilla di giudizio.

Non so se sia consentito a dei minori ubriacarsi su un mezzo pubblico. Non condanno gli adulti presenti che evitavano di guardare girandosi dall'altra parte. So perchè lo facevano: per la stessa ragione per cui io stessa mi sono limitata a guardare senza intervenire: è stato per senso d'impotenza. E' stato per resa. A che cosa sarebbe servito avvertire il conducente? Sarebbe servito ad aiutare quei poveri ragazzi? Anche adesso non mi viene in mente un'azione che avrei potuto fare.

Avrei voluto provare a parlarci per dire loro che provavo dolore nel vederli in quello stato e così soli. Ma ho taciuto per impotenza. Niente, non c'era niente da fare, per le ragioni che seguono.

Se il conducente fosse stato avvertito cosa sarebbe successo? Se fosse intervenuto come l'avrebbero presa i genitori dei ragazzi, sicuramente minori? E se fosse stata coinvolta qualche autorità? Come sarebbe finita? Come si sarebbe dispiegato il beneficio della giustizia? Domande a cui, purtroppo, so rispondere.
All'inizio dell'estate ho parlato a lungo con la dottoressa Maria Di Fazio, responsabile del Centro Diurno per tossicodipendenti ed alcolisti di Rieti. Il panorama descritto era disastroso e sconfortante quanto la vista dei giovani ubriachi. L'accesso alle sostanze, sia stupefacenti che alcoliche, è sempre più precoce. Si parla di ragazzini delle medie. I benemeriti progetti della Asl per la promozione della salute e la prevenzione nell'uso delle sostanze, da realizzare a scuola , non bastano. Serve una diffusa coscienza collettiva del dovere di assicurare alle generazioni future la speranza di una vita migliore di quella dei genitori.

I libri comprati da Cicchetti con soldi pubblici servono a questo? E gli incontri di Nobili “ La Regione incontra Rieti”? Nel 461 Pericle sapeva cosa serviva. Chi oggi amministra e governa lo ignora. Giovane e meno, maschio o femmina, nuovo o navigato, in troppi pensano che occuparsi della cosa pubblica sia solo prendere voti, ricevere posti per cooptazione senza corrispondenza tra competenza e funzioni ricevute come dono politico; assicurarsi carriere e benefici senza merito. E ignora anche le conseguenze della propria insipienza. Questa è la vera tragedia.