Eh sì! E’ proprio bella. Nella sala affollata dei
Cordari distinguo con esattezza le
parole di una persona di sesso maschile che guarda estasiata il ministro Maria
Elena Boschi appena salita sul palco. La bellezza è un valore e non fa
meraviglia, né disturba più di tanto, che sia apprezzata in una giovane donna
diventata ministro delle Riforme Istituzionali a soli 33 anni.
Il ministro Boschi è venuta a Rieti per parlare della
riforma che porta il suo nome su cui i cittadini, il 4 Dicembre, giorno di
S.barbara, dovranno esprimersi col voto. Diranno Sì o No? Lo sapremo solo il 5,
visto che la partita è ancora aperta. Il tema della riforma è di sicuro
interesse, ma che a farlo sia “ Meb”, come la chiamano i simpatizzanti,
aggiunge un tocco di grazia e di curiosità a una materia ostica e appannata da
contrapposizioni spesso rabbiose, tipiche di un paese come il nostro, dove la
politica assume sovente i caratteri del derby: non interessa tanto il gioco, importa
che vinca la propria squadra. Costi quel che costi.
A chi è arrivato all’incontro, per qualsiasi motivo,
curiosità o vero interesse, il ministro, con pacatezza priva di enfasi oratoria,
ha presentato le ragioni del Sì. “ In Europa”, ha ricordato la Boschi, “
rappresentiamo una anomalia. Solo noi abbiamo due camere che fanno le stesse
identiche cose”. E che vuol dire in concreto? Vuol dire che una legge, grazie al sistema della “ navetta”, il
passaggio tra Camera e Senato senza limiti temporali, può impiegare anni per
essere approvata.
“ Per capire la riforma basta leggere i quesiti riportati
sulla scheda elettorale”, è stato il suggerimento del ministro. In realtà la
riforma è più corposa di quanto dicano i quesiti riportati sulla scheda. Per
chi avesse vogli di leggere tutto, proverò a spiegarli.
1) Superamento del
bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi delle istituzioni. Il Senato della Repubblica sarà
composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74
consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in
carica per 7 anni. Potrà legiferare solo su riforme e leggi costituzionali.
Inoltre, potrà chiedere alla Camera di modificare le leggi ordinarie. Ma la
Camera non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. Se il Senato, poi, chiede
alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto tra Stato e
Regioni, l’assemblea di Montecitorio può respingere la richiesta solo a
maggioranza assoluta.
Come saranno eletti i senatori? Nonostante quello che dicono
gli oppositori ad eleggerli saranno i cittadini. Quando si voterà per i
Consigli regionali gli elettori indicheranno quali consiglieri vogliono anche
come senatori. I Consigli, una volta insediati, potranno solo ratificare la
scelta. E l’immunità? Quella che continua a chiamarsi immunità, anche
se è altro rispetto a quella prevista dai padri costituenti, sarà uguale per
deputati e senatori. E quanto guadagneranno i senatori? Nulla di più di quanto
percepiscono come consiglieri regionali e come sindaci.
2) Elezione del
Presidente della Repubblica. Cosa cambia all’art.83? L’elezione avverrà a camere unificate, senza
i delegati regionali che, con un Senato di fatto “ delle regioni” anche se
continuerà a chiamarsi “ della Repubblica”, non hanno più motivo di esserci.
Oggi per eleggere il capo dello Stato basta raggiungere al terzo scrutinio la
maggioranza assoluta, la metà più uno. Se passerà la riforma, dal quarto al
sesto scrutinio basteranno i 3/5 degli aventi diritto e dal settimo i 3/5 dei
votanti effettivi. Questo ultimo punto ha dato vita a contestazioni francamente
insensate. Pensare che la maggioranza possa eleggersi da sola il presidente,
aiutate dall’astensione delle opposizioni, è idea peregrina.
3) Abolizione del Cnel,
Consiglio nazionale di economia e lavoro. Istituito nel 1957 al fine di creare un
raccordo tra le forze economico-sociali del Paese e le istituzioni politiche, con
funzione consultiva e legislativa. In realtà non ha mai funzionato, se non per
le nomine politiche di qualcuno a cui bisognava dare una poltrona. Dall'‘86 al
2013 il Cnel aveva elaborato solo altre 12 proposte di legge, spesso fotocopie
di altre. In estrema sintesi, un carrozzone. Uno degli enti tanto inutili
quanto costosi. Nel 2013 si era abbandonato a spese talmente pazze da finire
indagato dalla Corte dei Conti. Quanto si risparmia abolendolo? Circa 20
milioni di euro l’anno. I dipendenti, se la riforma passa, saranno trasferiti
dove c’è carenza di personale producendo una doppia utilità: ridurre uno spreco
e far funzionare meglio alcuni servizi.
4) Revisione del
Titolo V della parte II della Costituzione. Cosa vuol dire? Che sono
riportate in capo allo Stato una ventina di materie, come ambiente, energia, infrastrutture
strategiche e sistema nazionale di protezione civile e altre ancora. La Camera
potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, quando lo
richieda la tutela dell’interesse nazionale. A che serve la riforma? A ridurre
i contenziosi Stato-Regione e a rendere possibili opere pubbliche altrimenti
bloccate, oltre che all’efficienza e al risparmio. Faccio un solo esempio. Oggi
ogni Regione ha regole proprie, fa proprie campagne di marketing, tanto costose
quanto inefficaci, ha un proprio piano dei trasporti, proprie strategie per gli
investimenti. Il risultato è che un paese che potrebbe vivere di solo turismo,
aumentando i posti di lavoro e il Pil, non riesce ad essere competitiva con
altri paesi. Siamo dietro, e di molto, a Francia, Usa, Spagna e Cina.
5) Referendum abrogativo e leggi d’iniziativa
popolare. Il quorum utile a rendere valido il risultato di un referendum
abrogativo resta sempre del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto,
ma se i cittadini che propongono la consultazione sono 800mila, invece che
500mila, il quorum sarà ridotto: basterà che vada a votare il 50 per cento più
uno dei votanti alle ultime elezioni politiche, non il 50 per cento più uno
degli aventi diritto. Per proporre una legge d’iniziativa popolare, poi, non
saranno più sufficienti 50mila firme, ma ne serviranno 150mila. Questo dovrebbe
spingere il Parlamento a prendere in maggior considerazione le proposte
popolari. Ad essere preoccupati sono i
Radicali che chiedono al Governo una legge ordinaria, un Referendum Act, per
semplificare la raccolta di firme attraverso il sistema digitale.
6) Province. Vengono cancellate dalla
Costituzione, atto necessario per abrogarle definitivamente. Da anni si
cerca di ridurre l’architettura attraverso l’abolizione dell’ente mutuato dal
sistema napoleonico ottocentesco. Non ci si è mai riusciti perché previste dalla
Costituzione. Ma perché è necessario abolirle? Perché l’Italia, con il sistema
istituzionale elefantiaco che si ritrova è frenata nel suo sviluppo. Tanto più farraginoso
è un sistema, tanto più cresce la
burocrazia, la corruzione,
l’incapacità ad essere concorrenziale, a realizzare infrastrutture con tempi
certi e rapidi, ad uscire dalla crisi che morde l’Italia da anni. Mai come in
questo caso si può dire che mors tua, vita mea. Il Paese ha bisogno di vivere:
requiescant in pace.