lunedì 23 aprile 2012

Se a guidare la politica è il cervello arcaico. Dal voto clientelare alla sanità che traballa. Montalcini ci aiuta a capire il perchè


Noi umani, insegna Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatrice a vita che ha festeggiato in questi giorni i suoi 103 anni, possediamo due cervelli, quello “arcaico”, involuto e bloccato alla condizione in cui era circa 3 milioni or sono, quando la sopravvivenza era lo scopo della vita, e quello “ cognitivo”, risalente a 150.000 anni fa, quando nacque il linguaggio, attività legata alla relazione. Il primo è piccolo, ma potentissimo. Guida le emozioni, l'istintualità difensiva ed offensiva. E' questo che scatena le guerre e che porta alla miopia emotiva, all'egoismo. L'altro è alla base dell'agire mediato dall'analisi, della comprensione dei fenomeni più complessi, dell'altruismo e del senso etico.

Il “cervello cognitivo” è strettamente interconnesso con la cultura e la conoscenza. Più cresce la cultura, più cresce l'attività cognitiva: “ L'evoluzione culturale alimenta la neocorteccia, sede del cervello cognitivo”, spiega Montalcini. Non fanno eccezione la cultura civile e quella politica. Più si diffondono queste, più capiamo che coltivare il proprio piccolo orticello vale meno del condividere il benessere con gli altri. Più cultura abbiamo, più conosciamo, più siamo in grado di scegliere oculatamente: “ Conoscere per deliberare”, diceva Einaudi.

Più cultura si ha, inoltre, meno si è agiti dal fascino esercitato dal potere in sè e dai vantaggi assicurati a scapito di altri. E' grazie alla cultura civile che si sviluppa l'esigenza della giustizia e della responsabilità. Senza quella, lo spazio pubblico appare più un campo di conquista e di licenza che luogo collettivo organizzato da regole da rispettare. Partendo da questo assunto, quello che ha indotto i partiti a diventare le “macchine di potere” di cui per primo parlò Berlinguer ( se fosse vero che l'antipolitica è il rifiuto dei partiti ad inaugurarla sarebbe stato proprio il segretario del Pci, anche se la sua analisi escludeva il suo, di partito) è stato il cervello più piccolo e rozzo.

E' lui che ha guidato i dirigenti responsabili della degenerazione e della crisi che oggi si sta mostrando in tutta la sua portata. E' sempre lui che fa avvertire come prevalente il proprio “ particulare” su tutto, dando spazio alle pulsioni più primitive: non importa quello che succede agli altri. Io penso solo per me. E' sempre il cervello arcaico che fa considerare il clientelismo una regola del gioco elettorale e non una sua degenerazione. Chiedere il consenso per gestire la cosa pubblica, come si fa da sempre, e ancora, da noi, non per i meriti posseduti, ma con promesse di favori personali, sempre più difficili da mantenere, ha voluto dire bloccare la nostra cultura civile ad uno stadio primitivo della democrazia.

Per evolvere bisognerebbe rinunciare a questa specie di “negozio” tra bisognosi, ma occorrerebbe una cultura politica che andasse oltre l'obiettivo della pura sopravvivenza ed una decisione generale di evitarlo. Perchè chi oggi vi rinuncia, in solitudine, ponendo sulla bilancia elettorale solo i propri meriti, rischia di ricevere meno consenso di chi da decenni occupa posti di comando combinando disastri. Senza cultura civile, è inevitabile, perchè eletto ed elettore sono mossi entrambi dal medesimo cervello arcaico.

Lo stesso cervello che fa trovare normale la bulimia verso doppi, a volte tripli incarichi pubblici. Quello evoluto suggerirebbe di assicurare la difficile amministrazione della res publica nelle mani di persone di specchiata passione civile, non a scalatori finalizzati all'occupazione di posizioni di puro guadagno ed all'autoconservazione. Scalatori indifferenti verso la sofferenza delle persone provocata dalla loro inefficacia politica. Di fronte a questo, il cervello cognitivo s'indigna. Come s'indigna quando la Cgil rimprovera i lavoratori per aver denunciato alla procura della Repubblica la condizione sciagurata dei dirigenti della Coop 76, quando essa stessa ha taciuto quando bisognava alzare il velo su quanto stava accadendo, prevenendo il prevedibile disastro.

Come si stupisce vedendo impennate sociali nella difesa di servizi rilevanti soprattutto per chi li presta, come oculistica di Magliano, capendo che il vero problema sta nello smantellamento dell'ospedale provinciale De Lellis, iniziato con l'arrivo di Polverini e non con la tardiva denuncia di Gianani. Forse anche il direttore generale si è fatto guidare dal cervello arcaico quando con solerzia esecutiva ha tagliato ospedali senza avere alcun progetto che ne prevedesse la compensazione con la medicina territoriale.

Ora il dottor Gianani, sempre più in “ dispitto” della pessima governatrice, ha scatenato la protesta, sollevando la questione dell'insufficienza operativa del nostro ospedale per carenza di personale e della possibile chiusura del reparto neonatale ( nessuno nascerebbe più reatino). Avrà agito in base ai suggerimenti del cervello cognitivo? E con quale cervello si è deciso di attivare in tutte le province laziali il progetto dei laboratori Med, integrazione dell'attività di pronto soccorso, meno che a Rieti?

Vorrei chiudere con un paio di altre domande. Semiserie, perchè senza ironia siamo solo in balia della rozzezza arcaica: quale cervello userà il comandante Aragona quando si abbandona alle sue “ aragonate”? E quale, il quasi uscente sindaco Emili, quando si abbandona alle sue “ emiliate”?