Noi umani, insegna Rita Levi
Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatrice a vita che ha
festeggiato in questi giorni i suoi 103 anni, possediamo due
cervelli, quello “arcaico”, involuto e bloccato alla condizione
in cui era circa 3 milioni or sono, quando la sopravvivenza era lo
scopo della vita, e quello “ cognitivo”, risalente a 150.000 anni
fa, quando nacque il linguaggio, attività legata alla relazione. Il
primo è piccolo, ma potentissimo. Guida le emozioni, l'istintualità
difensiva ed offensiva. E' questo che scatena le guerre e che porta
alla miopia emotiva, all'egoismo. L'altro è alla base dell'agire
mediato dall'analisi, della comprensione dei fenomeni più complessi,
dell'altruismo e del senso etico.
Il “cervello cognitivo” è
strettamente interconnesso con la cultura e la conoscenza. Più
cresce la cultura, più cresce l'attività cognitiva: “
L'evoluzione culturale alimenta la neocorteccia, sede del cervello
cognitivo”, spiega Montalcini. Non fanno eccezione la cultura
civile e quella politica. Più si diffondono queste, più capiamo che
coltivare il proprio piccolo orticello vale meno del condividere il
benessere con gli altri. Più cultura abbiamo, più conosciamo, più
siamo in grado di scegliere oculatamente: “ Conoscere per
deliberare”, diceva Einaudi.
Più cultura si ha, inoltre, meno si è
agiti dal fascino esercitato dal potere in sè e dai vantaggi
assicurati a scapito di altri. E' grazie alla cultura civile che si
sviluppa l'esigenza della giustizia e della responsabilità. Senza
quella, lo spazio pubblico appare più un campo di conquista e di
licenza che luogo collettivo organizzato da regole da rispettare.
Partendo da questo assunto, quello che ha indotto i partiti a
diventare le “macchine di potere” di cui per primo parlò
Berlinguer ( se fosse vero che l'antipolitica è il rifiuto dei
partiti ad inaugurarla sarebbe stato proprio il segretario del Pci,
anche se la sua analisi escludeva il suo, di partito) è stato il
cervello più piccolo e rozzo.
E' lui che ha guidato i dirigenti
responsabili della degenerazione e della crisi che oggi si sta
mostrando in tutta la sua portata. E' sempre lui che fa avvertire
come prevalente il proprio “ particulare” su tutto, dando spazio
alle pulsioni più primitive: non importa quello che succede agli
altri. Io penso solo per me. E' sempre il cervello arcaico che fa
considerare il clientelismo una regola del gioco elettorale e non una
sua degenerazione. Chiedere il consenso per gestire la cosa pubblica,
come si fa da sempre, e ancora, da noi, non per i meriti posseduti,
ma con promesse di favori personali, sempre più difficili da
mantenere, ha voluto dire bloccare la nostra cultura civile ad uno
stadio primitivo della democrazia.
Per evolvere bisognerebbe rinunciare a
questa specie di “negozio” tra bisognosi, ma occorrerebbe una
cultura politica che andasse oltre l'obiettivo della pura
sopravvivenza ed una decisione generale di evitarlo. Perchè chi oggi
vi rinuncia, in solitudine, ponendo sulla bilancia elettorale solo i
propri meriti, rischia di ricevere meno consenso di chi da decenni
occupa posti di comando combinando disastri. Senza cultura civile, è
inevitabile, perchè eletto ed elettore sono mossi entrambi dal
medesimo cervello arcaico.
Lo stesso cervello che fa trovare
normale la bulimia verso doppi, a volte tripli incarichi pubblici.
Quello evoluto suggerirebbe di assicurare la difficile
amministrazione della res publica nelle mani di persone di specchiata
passione civile, non a scalatori finalizzati all'occupazione di
posizioni di puro guadagno ed all'autoconservazione. Scalatori
indifferenti verso la sofferenza delle persone provocata dalla loro
inefficacia politica. Di fronte a questo, il cervello cognitivo
s'indigna. Come s'indigna quando la Cgil rimprovera i lavoratori per
aver denunciato alla procura della Repubblica la condizione
sciagurata dei dirigenti della Coop 76, quando essa stessa ha taciuto
quando bisognava alzare il velo su quanto stava accadendo, prevenendo
il prevedibile disastro.
Come si stupisce vedendo impennate
sociali nella difesa di servizi rilevanti soprattutto per chi li
presta, come oculistica di Magliano, capendo che il vero problema sta
nello smantellamento dell'ospedale provinciale De Lellis, iniziato
con l'arrivo di Polverini e non con la tardiva denuncia di Gianani.
Forse anche il direttore generale si è fatto guidare dal cervello
arcaico quando con solerzia esecutiva ha tagliato ospedali senza
avere alcun progetto che ne prevedesse la compensazione con la
medicina territoriale.
Ora il dottor Gianani, sempre più in
“ dispitto” della pessima governatrice, ha scatenato la protesta,
sollevando la questione dell'insufficienza operativa del nostro
ospedale per carenza di personale e della possibile chiusura del
reparto neonatale ( nessuno nascerebbe più reatino). Avrà agito in
base ai suggerimenti del cervello cognitivo? E con quale cervello si
è deciso di attivare in tutte le province laziali il progetto dei
laboratori Med, integrazione dell'attività di pronto soccorso, meno
che a Rieti?
Vorrei chiudere con un paio di altre
domande. Semiserie, perchè senza ironia siamo solo in balia della
rozzezza arcaica: quale cervello userà il comandante Aragona quando
si abbandona alle sue “ aragonate”? E quale, il quasi uscente
sindaco Emili, quando si abbandona alle sue “ emiliate”?