sabato 19 novembre 2016

MEB a Rieti per spiegare la riforma


Eh sì! E’ proprio bella. Nella sala affollata dei Cordari  distinguo con esattezza le parole di una persona di sesso maschile che guarda estasiata il ministro Maria Elena Boschi appena salita sul palco. La bellezza è un valore e non fa meraviglia, né disturba più di tanto, che sia apprezzata in una giovane donna diventata ministro delle Riforme Istituzionali a soli 33 anni.

Il ministro Boschi è venuta a Rieti per parlare della riforma che porta il suo nome su cui i cittadini, il 4 Dicembre, giorno di S.barbara, dovranno esprimersi col voto. Diranno Sì o No? Lo sapremo solo il 5, visto che la partita è ancora aperta. Il tema della riforma è di sicuro interesse, ma che a farlo sia “ Meb”, come la chiamano i simpatizzanti, aggiunge un tocco di grazia e di curiosità a una materia ostica e appannata da contrapposizioni spesso rabbiose, tipiche di un paese come il nostro, dove la politica assume sovente i caratteri del derby: non interessa tanto il gioco, importa che vinca la propria squadra. Costi quel che costi.

A chi è arrivato all’incontro, per qualsiasi motivo, curiosità o vero interesse, il ministro, con pacatezza priva di enfasi oratoria,  ha presentato le ragioni del Sì.  “ In Europa”, ha ricordato la Boschi, “ rappresentiamo una anomalia. Solo noi abbiamo due camere che fanno le stesse identiche cose”. E che vuol dire in concreto? Vuol dire che una legge,  grazie al sistema della “ navetta”, il passaggio tra Camera e Senato senza limiti temporali, può impiegare anni per essere approvata.

“ Per capire la riforma basta leggere i quesiti riportati sulla scheda elettorale”, è stato il suggerimento del ministro. In realtà la riforma è più corposa di quanto dicano i quesiti riportati sulla scheda. Per chi avesse vogli di leggere tutto, proverò a spiegarli.

1) Superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni. Il Senato della Repubblica sarà composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni.  Potrà legiferare  solo su riforme e leggi costituzionali. Inoltre, potrà chiedere alla Camera di modificare le leggi ordinarie. Ma la Camera non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. Se il Senato, poi, chiede alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l’assemblea di Montecitorio può respingere la richiesta solo a maggioranza assoluta. 
Come saranno eletti i senatori? Nonostante quello che dicono gli oppositori ad eleggerli saranno i cittadini. Quando si voterà per i Consigli regionali gli elettori indicheranno quali consiglieri vogliono anche come senatori. I Consigli, una volta insediati, potranno solo ratificare la scelta. E l’immunità? Quella che continua a chiamarsi immunità, anche se è altro rispetto a quella prevista dai padri costituenti, sarà uguale per deputati e senatori. E quanto guadagneranno i senatori? Nulla di più di quanto percepiscono come consiglieri regionali e come sindaci.

2) Elezione del Presidente della Repubblica. Cosa cambia all’art.83?  L’elezione avverrà a camere unificate, senza i delegati regionali che, con un Senato di fatto “ delle regioni” anche se continuerà a chiamarsi “ della Repubblica”, non hanno più motivo di esserci. Oggi per eleggere il capo dello Stato basta raggiungere al terzo scrutinio la maggioranza assoluta, la metà più uno. Se passerà la riforma, dal quarto al sesto scrutinio basteranno i 3/5 degli aventi diritto e dal settimo i 3/5 dei votanti effettivi. Questo ultimo punto ha dato vita a contestazioni francamente insensate. Pensare che la maggioranza possa eleggersi da sola il presidente, aiutate dall’astensione delle opposizioni, è idea peregrina.

3) Abolizione del Cnel, Consiglio nazionale di economia e lavoro. Istituito nel 1957 al fine di creare un raccordo tra le forze economico-sociali del Paese e le istituzioni politiche, con funzione consultiva e legislativa. In realtà non ha mai funzionato, se non per le nomine politiche di qualcuno a cui bisognava dare una poltrona. Dall'‘86 al 2013 il Cnel aveva elaborato solo altre 12 proposte di legge, spesso fotocopie di altre. In estrema sintesi, un carrozzone. Uno degli enti tanto inutili quanto costosi. Nel 2013 si era abbandonato a spese talmente pazze da finire indagato dalla Corte dei Conti. Quanto si risparmia abolendolo? Circa 20 milioni di euro l’anno. I dipendenti, se la riforma passa, saranno trasferiti dove c’è carenza di personale producendo una doppia utilità: ridurre uno spreco e far funzionare meglio alcuni servizi.

4) Revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. Cosa vuol dire? Che sono riportate in capo allo Stato una ventina di materie,  come ambiente, energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile e altre ancora. La Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, quando lo richieda la tutela dell’interesse nazionale. A che serve la riforma? A ridurre i contenziosi Stato-Regione e a rendere possibili opere pubbliche altrimenti bloccate, oltre che all’efficienza e al risparmio. Faccio un solo esempio. Oggi ogni Regione ha regole proprie, fa proprie campagne di marketing, tanto costose quanto inefficaci, ha un proprio piano dei trasporti, proprie strategie per gli investimenti. Il risultato è che un paese che potrebbe vivere di solo turismo, aumentando i posti di lavoro e il Pil, non riesce ad essere competitiva con altri paesi. Siamo dietro, e di molto, a Francia, Usa, Spagna e Cina.
 
5) Referendum abrogativo e leggi d’iniziativa popolare. Il quorum utile a  rendere valido il risultato di un referendum abrogativo resta sempre del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, ma se i cittadini che propongono la consultazione sono 800mila, invece che 500mila, il quorum sarà ridotto: basterà che vada a votare il 50 per cento più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche, non il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Per proporre una legge d’iniziativa popolare, poi, non saranno più sufficienti 50mila firme, ma ne serviranno 150mila. Questo dovrebbe spingere il Parlamento a prendere in maggior considerazione le proposte popolari.  Ad essere preoccupati sono i Radicali che chiedono al Governo una legge ordinaria, un Referendum Act, per semplificare la raccolta di firme attraverso il sistema digitale.

6)  Province.  Vengono cancellate dalla Costituzione, atto necessario per abrogarle definitivamente. Da anni si cerca di ridurre l’architettura attraverso l’abolizione dell’ente mutuato dal sistema napoleonico ottocentesco. Non ci si è mai riusciti perché previste dalla Costituzione. Ma perché è necessario abolirle? Perché l’Italia, con il sistema istituzionale elefantiaco che si ritrova è frenata nel suo sviluppo. Tanto più farraginoso è un sistema, tanto più cresce la burocrazia,  la corruzione, l’incapacità ad essere concorrenziale, a realizzare infrastrutture con tempi certi e rapidi, ad uscire dalla crisi che morde l’Italia da anni. Mai come in questo caso si può dire che mors tua, vita mea. Il Paese ha bisogno di vivere: requiescant in pace. 




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