giovedì 19 maggio 2016

Ciao caro Marco

Non vorrei parlare di me, ma la notizia della morte di Marco Pannella è come  se mi avesse portato via una parte importante di un vissuto che quotidianamente, in un modo o nell'altro, si è intrecciato col Partito Radicale.

A Pannella debbo tantissimo. Gli debbo la passione per il coraggio delle idee, anche se non sempre mi riesce di testimoniarlo come fanno i libertari senza rete. Gli debbo il valore della libertà come unico padrone che si traduce nel dar retta a quanto onestamente si avverte, infischiandosene del politicamente corretto e dell'opinione altrui. Finanche della denigrazione altrui. Gli debbo anche il senso del rispetto e dell'impossibilità di provare odio per chi è politicamente e culturalmente distante, che in un mondo feroce come è quello della politica non è poco.

Vorrei, Caro Marco, saper raccontare meglio quella strana cosa che provo oggi, perchè mi viene una sola parola. Una parola semplice, è affetto. Un sentimento che è sopravvissuto anche al fastidio che da diversi anni mi hanno prodotto certe tue scivolate verso un per me incomprensibile e urtante attorcigliamento della tua brillante intelligenza. Ti ho anche detestato parecchio, a volte.

Eppure, come è per i legami forti e veri ti cacciavo dalla porta per farti rientrare dalla finestra. Per poi cacciarti ancora, spegnendo la televisione dove ti perdevi in circonlocuzioni labirintiche da cui chiunque finiva per voler scappare via. E quante volte ho spento Radio Radicale infastidita. Ma anche da quei pastoni verbosi indigeribili uscivo con una strana, incancellabile fiducia verso la tua intelligenza buona.

Buona anche quando eri cattivo, come sei stato con Emma ultimamente.

Caro Marco, è stato bello incontrarti da giovane universitaria. Bello venirti ad ascoltare all'Ergife con mia figlia che sgambettava. Bello quella volta che dopo Tangentopoli sono venuti tutti a rendere omaggio alla tua onestà vera. Mai sventolata come una bandiera, Bello fare cose strane come raccogliere firme contro la pena di morte a Ferragosto, in quel posto meraviglioso che è Fontana di Trevi. Bello scoprire affinità profonde con Sciascia. Bello vederti stare dalla parte di Tortora mentre lo facevano a pezzi.

Bello stare dentro la politica che mai è diventata antipolitica, ma vocazione alla nobiltà della politica. Bella anche l'idea di un partito trasnazionale e bella la radio che tanto ha insegnato a chiunque volesse ascoltarla. Bello non sentirsi mai rappresentante del bene, ma solo dell'impegno democratico, civile e generoso, ripagato solo dall'impegno stesso. Bello il tuo tentativo di salvare dalla forca anche un mostro come Saddam Hussein.

 Bello accorgersi grazie a te di aspetti del vivere che da personali sono diventati politici. Penso alle donne sottratte alle mammane. Penso alle donne salvate da matrimoni prigioni. Penso al mondo omosessuale che solo da poco conoscono il diritto ai diritti civili e umani. Penso a Luca Coscioni e la Sla; penso alla condizione sciagurata di chi sperimenta le carceri; penso alla non violenza da non confondersi con il pacifismo ideologico. Penso, ancora, alla fame nel mondo.

Non la voglio fare troppo lunga, tanto, intelligente come sei, hai capito che voglio solo dirti che una parte di me avrà come presenza speciale sempre il tuo ricordo. Grazie Marco. Grazie grande uomo capace di non uccidere mai il fanciullo che era in te.

P.S. Ho incontrato Pannella a Londra nel 2011 in occasione della " Veglia per la verità" davanti alla sede della commissione che per la seconda volta doveva sentire l'ex premier Tony Blair. Abbiamo chiacchierato un po'. Era seduto su un gradino fuori di un edificio e sembrava un adolescente giocoso. Voglio ricordarlo così.



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