domenica 13 febbraio 2011

Anche a Rieti la manifestazione 'Se non ora quando'

Questo che segue è il mio intervento tenuto a Rieti in occasione della manifestazione intitolata “ Se non ora quando”, a cui sono intervenuta senza collocazioni politiche. Mi sembra che abbia suscitato interesse e condivisione. Mi fa piacere, pertanto, condividerlo anche con i lettori del Giornale di Rieti.

«Voglio iniziare il mio intervento con le parole di una canzone di Luigi Tenco. Se stasera sono qui è perché voglio bene al mio paese, non perché odio qualcuno. Soprattutto non sono qui per moralismo, bigottismo, baciapilismo, vittimismo, veterofemminismo, né, tanto meno perché voglio un mondo diviso tra donne per bene e donne per male. Non sono qui perché penso di poter mandare via Berlusconi, come mi ha detto qualcuno. A mandare via B. dovrebbero essere solo il suo senso delle istituzioni e la presa d’atto del fallimento di quella che Giuliano Ferrara definisce “una grande avventura politica” ed il voto del popolo. Magari con una legge elettorale rispettosa della sua sovranità.

Sono qui perché ritengo importante che torni ad alzarsi al centro della scena pubblica la voce delle donne normali. Quelle capaci di coniugare la femminilità con l’impegno, privato e pubblico, stando lontano dai riflettori. Quelle che non credono nelle scorciatoie, ma nella fatica e la soddisfazione di ottenere un lavoro grazie alla studio, alla professionalità, ai meriti che nulla hanno a che fare con la mercificazione di sè. Non sono qui contro le donne che intraprendono liberamente la via del commercio del proprio corpo.

Sono qui contro chi compra quei corpi mettendo il costo sul conto degli italiani, sia in termini economici (vedi il listino lombardo) che di prestigio nazionale. Sono qui perchè non mi interessa di giudicare i comportamenti sessuali di chicchessia, donne ed uomini, se non ricoprono ruoli pubblici, mentre trovo doveroso pretendere che gli uomini e le donne impegnati in ruoli istituzionali lo facciano con “ disciplina ed onore”, come stabilito dall’art. 54 della Costituzione, su cui hanno giurato. E perché non voglio più accettare la politica della doppia morale del “ Family day” per il popolo, e la totale indulgenza per la vita riprovevole dei potenti pluridivorziati.

Non sono qui perché io ritenga Berlusconi l’unico responsabile della difficile condizione delle donne in Italia, la questione è annosa e trasversale a tutti gli schieramenti, purtroppo, ma perché so che il berlusconismo ha peggiorato le cose, diventando una devastante valanga culturale che diseduca i giovani e che travolge le nostre conquiste di civiltà. Una civiltà che si qualifica iniziando dal rispetto che porta alle donne, un universo multiforme e variegato, che tanto dà a questo paese, in termini di intelligenza, di operosità, di generosità nella surroga ai servizi da sempre posti sulle nostre spalle.

Sono qui perché penso che il berlusconismo stia cancellando decenni di conquiste culturali, riducendoci ad immagine stereotipata di bellone di plastica, tanto assoggettate quanto calcolatrici, aggressive, avide, disposte ad ogni mercimonio, sostenute in questo da padri e madri. Riportandoci ad un tempo ottocentesco, quando le donne erano corpi da usare per il piacere o per procreare.

A questo proposito dico che dopo tanti anni, anche a Rieti ho verificato in questi giorni, l’esistenza di un rigurgido di patetica misoginia maschilista, con espressioni che non sto qui a ripetere e che pensavo ormai cancellate dalla modernità, ma che evidentemente aspettavano solo il segnale dato da un vecchio satiro veterosessista per risvegliarsi, dopo tante lotte per il superamento dei modelli patriarcali e dell’impari condizione tra i generi.

Un’imparità oggi evidenziata dalla critica condizione lavorativa delle donne e dallo scarso potere decisionale che abbiamo nei luoghi del potere, soprattutto politico, nonostante le numerose replicanti che vediamo in televisione, mandate a pronunciare parole d’ordine omologate, in difesa del signore e padrone che le ha nominate in Parlamento. Sono qui perché il berlusconismo sta trasformando il Paese nella notte di Hegel, quella dove tutte le vacche sono nere. Dove ogni distinguo, ogni differenza è annullata dal cosifantuttismo, malattia dell’etica pubblica che produce la paralisi del giudizio e della scelta popolare tra chi si ritiene meritevole del ruolo di rappresentanza e chi no.

Sono qui per dire che sono stanca di essere governata da un connazionale che ha ricevuto tanto da questo Paese, dove è diventato ricchissimo e dove oggi ricopre un posto altissimo nelle istituzioni, grazie alle regole democratiche che lui non rispetta, pretendendo per sè impunità da imperatore e non di cittadino di una democrazia dove nessuno è al disopra della legge.

Questo dovrebbero dirlo tutte le italiane ed italiani che credono nel valore della dignità della loro repubblica, a qualsiasi sensibilità culturale e politica appartengano. Ma il berlusconismo è esattamente questo, è abbattimento del buonsenso civile. È per questo che le donne, in nome di quel buon senso perduto, non potevano più aspettare: se non ora quando?».

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