mercoledì 23 febbraio 2011

Magliano e la 'bufala' elettorale di Cicchetti

L’inefficiente e sprecona organizzazione sanitaria della regione Lazio giustifica certamente il suo riordino. Almeno su questo, credo, possiamo tutti convenire. Altra cosa è il merito ed il metodo con cui la ex sindacalista sta imponendo il suo Piano Sanitario, motivato, non tanto dalla necessità di ottimizzare e ammodernare il sistema, bensì da quella di rientrare dal debito. 

Piano che sta producendo un sentimento di profonda frustrazione in chi vive nelle province laziali e nei loro rappresentanti pubblici che tentano di fermare l’ impoverimento dell’offerta sanitaria, ormai del tutto romanocentrica, con risposte anche drastiche, come quella di Magliano Sabina che si prepara al referendum per passare alla regione Umbria. Qualcuno ricorderà la reazione “forte” scatenata da un mio articolo, critico verso la decisione del sindaco di Magliano e della sua giunta di opporsi in modo troppo solitario alle scelte regionali sulla sanità. Il nocciolo del mio argomentare era sostanzialmente che una visione miope, circoscritta e proprietaria dell’ospedale Marini da parte di Magliano, lo avrebbe ridotto ad un “ospedaluccio sotto casa”, piuttosto che farne una importante articolazione del corpo sanitario territoriale per cui impegnarsi tutti insieme, in un’ottica d’interesse comune. 

E così è stato. Ben altro risultato, forse, avrebbe avuto un movimento unanime di tutto il territorio, meglio ancora se di tutte le province laziali, per chiedere la convocazione degli Stati Generali del sistema socio-sanitario, come avviene in regioni dove la sanità funziona, la Lombardia ne è un esempio. Cosa promessa da Emma Bonino in caso di vittoria, al fine di coinvolgere i rappresentanti istituzionali in un processo di riordino difficile, talvolta doloroso, più sostenibile e meglio armonizzato se condiviso. 

Ed è proprio la mancata condivisione il punto dolente della politica regionale. Una mancanza i cui effetti sembrano sfuggire anche a chi, come Antonio Cicchetti, si è fatto garante, durante la campagna elettorale, delle promesse mancate di Polverini. Perché anche su questo non dovrebbero esistere disaccordi: quello che oggi sta facendo la Presidente regionale non è quello che fu assicurato. Cicchetti lo sa e, se lo conosco bene, non ne sarà contento. Forse è proprio la consapevolezza di essersi fatto garante di una “bufala” elettorale a metterlo in difficoltà, essendo un uomo d’onore. Per citare Shakespeare. 

Una difficoltà che si traduce in scortesia, sicuramente involontaria, ma ugualmente ingiustificabile, espressa nel corso di una intervista auto gestita trasmessa dall’emittente Rtr, nei confronti dei maglianesi, almeno quei “pochi” che non accetterebbero il “cambiamento” sanitario proposto per arretratezza culturale. Continuando con le citazioni, all’amico Antonio direi, parafrasando Manzoni, che nell’autoreferenziale intervista «il buon senso se ne stava ben nascosto, non riuscendo a trovare argomenti convincenti (ndr) per il senso comune». Perché è troppo facile accusare chi si è trovato a subire tagli non annunciati e proposte di riordino lontanissime da qualsiasi aspettativa ( come può essere quella della medicina cinese) di essere mentalmente antidiluviano. Non è, appunto, una cosa di buon senso. 

Il buon senso suggerirebbe di mettersi nei panni degli elettori che hanno scelto Polverini proprio perché assicurava che l’ospedale Marini non sarebbe stato chiuso. Perché prometteva di non fare quello che, come ho scritto ormai molte volte, andava fatto da una ventina d’anni e che gli opportunismi politici hanno rinviato a tempi peggiori. A tempi emergenziali, quando le scelte sono giustificate dall’urgenza e liberate da ogni vincolo. Scelte che si calano dall’alto, come quella di fare dell’ex ospedale un presidio della medicina non convenzionale che nemmeno gli addetti ai lavori vicini all’area politica di Cicchetti accettano di buon grado. Penso al dottor Angeloni, segretario dell’Ugl. 

Il buon senso, ma anche “l’onestà intellettuale” invocata da Cicchetti, vorrebbe che non si utilizzasse la riforma Bindi, come egli fa nell’intervista, a sostegno del progetto sulla medicina cosiddetta alternativa . La riforma 229, del ministro Bindi, garantiva, sopra ogni cosa, gli interessi dei malati. Quella di dar vita a Magliano ad un grande centro di medicina cinese, opzione che personalmente non “irrido”, risponde più alle esigenze del mercato sanitario privato che a quelle del riassetto e modernizzazione del SSN regionale al fine di garantire migliori servizi e diritti. 

In conclusione, vorrei dire che il muro contro muro è quasi sempre una scelta perdente. Che chi ha la responsabilità di rappresentare il territorio in Regione ha, prima di tutto, quello del rispetto verso coloro che gli hanno accordato fiducia. Che imbastire uno sproloquio televisivo, mescolato ad alcune cose con divisibilissime sul necessario potenziamento dell’ospedale di Rieti, per difendere una riconversione di cui l’autore sembra vedere soprattutto gli aspetti economici (come se quella sanitaria fosse un’azienda qualsiasi), mi scuserà il mio fraterno amico Antonio, è fare tradimento più alla sua intelligenza che a quella di chi l’ascolta.







 

3 commenti:

  1. Carissima Emmeline,
    sai che cosa c'e' alla base del disastro sanitario che si sta perpretando della nostra provincia ?
    Il neo direttore generale e' di fatto strumento di un disegno disegnato a Roma.
    Le cambiali firmate dalla governatrice in campagna elettorale sono arrivate all'incasso ed i palazzinari romani convertiti al businnes sanitario ne pretendono il corrispettivo.
    Coerentemente con tale disegno il direttore generale, neo-liquidator , adiuvato dal suo direttore ammistrativo, vero campione del trasformismo, sta' di fatto smontando pezzo per pezzo la sanita' della nostra provincia e dopo il suo breve passaggio nella nostra terra non rimarra' che cenere ed i reatini avranno imparato la strada verso la sanita' romana.
    La cultura che si stava affermando dell'utente al centro del sistema e' di fatto immolata sull'altare della dottrina del piano sanitario della neogovernatrice che mascherato da manuale di virtuoso razionalismo di fatto lascia intatti privilegi e sprechi atavici riducendo solo i livelli assistenziali del sistema pubblico in termini quantitativi ( liste di attesa ) e qualitativi.
    L'atto aziendale redatto da neo-liquidator, dopo aver mandato a memoria l'opera omnia della neogovernatrice, prevede solo lacrime e sangue senza la minima ipotesi di sviluppo della nostra sanita' e senza neanche il barlume di luce di una amministrazione illuminata al di la' di un nebuloso richiamo alla medicina orientale, fulcro del curriculum del neo-direttore, lontano anni luce dalle clinical evidences della medicina moderna.
    Tutto si consuma nel trasversale silenzio degli amministratori e dei politici locali (che siano anch’essi parte del grande disegno ?) e nella incapacita’ da parte delle forze sindacali e delle organizzazioni dei cittadini di creare un movimento di opinione che contrasti il perverso progetto.

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  2. Il sistema e’ imploso……di colpo la lottizzazione politica professata e praticata per decenni dal nostro ex-sindaco ed ex-assessore e’ stata dallo stesso ripudiata in un impeto virtuoso e la scelta di Liquidator, figlio della lottizzazione, di nominare direttore amministrativo un campione della lottizzazione politica e’ stata plaudita come gesto di coraggiosa autarchia. Sara’ tutta gloria ? boh…certo che la puzza di bruciato e’ davvero molto forte.
    Hai tu Emmeline una chiave di lettura ?
    Al di la’ di tutto tuttavia finalmente qualcosa si muove ed il disegno di Liquidator forse trovera’ almeno un piccolo ostacolo nella sua realizzazione non gia’ dalla parte politica a lui avversa, ma da parte degli amici del suo mentore.

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  3. l'unica mia parte politica è quella che agisce per far funzionare le cose, pertanto, per ora non la vedo all'orizzonte.
    Poi, certo, trovando ripugnante l'ignavia del non voto sono costretta a farlo con quello che mi sembra il meno peggio.
    Per il resto, ad essere malato è il sistema e quando un sistema si ammala tutti gli organi ne seguono il percorso se non vogliono essere rigettati.

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