lunedì 7 febbraio 2011

Occuparsi di politica è una scelta,non un obbligo Il 13 febbraio le donne in piazza per la dignità


“ Occuparsi di politica è una scelta, non un obbligo”. Così disse Emma Bonino, a Rieti in occasione delle elezioni regionali. Le stesse parole oggi sono ripetute da Susanna Camusso, segretaria  nazionale della Cgil, tra le protagoniste della mobilitazione del 13 febbraio per manifestare pubblicamente il disagio diffuso, ancorchè silenzioso, a favore della “ dignità”, intesa nel senso etimologico di “ meritevole di rispetto”, valore fondativo della nostra  Costituzione, disegnata, dopo la sconfitta della dittatura, intorno all’obiettivo primario di garantirla ai cittadini attraverso il lavoro, le leggi , l’abolizione di ogni privilegio ed impunità; la definizione puntuale di diritti e doveri.  


Questo spiega l’incipit dell’articolato costituzionale: “ L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”, perché il lavoro, in un sistema democratico moderno, è fattore di libertà , autonomia di pensiero, realizzazione di sé. Una visione del lavoro così inteso, profondamente liberale,  mal si concilia con la prassi della raccomandazione, del voto di scambio, con le rendite di qualsivoglia tipo, compresa quella odierna di un corpo di donna bella e giovane.
L’unico modo di dare al lavoro il significato inteso dai padri costituenti è valorizzare l’impegno ed il senso di responsabilità dei cittadini verso se stessi e la collettività. E’ con questo spirito che è stato scritto il secondo capoverso dell’articolo 4: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità ( ovvero in base al merito) e la propria scelta ( la scelta implica la libertà ed il discernimento)  un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale della società ( obiettivo cancellato dalla prassi,  quasi generale, degradata dall’egoismo civile, a penoso attaccamento al proprio “ particolare”. Del chiedere per sé anche a scapito di altri).
Berlusconi, va detto, non ha inventato niente riguardo alla condizione di “ ostaggio”( Saviano) di chi in Italia cerca un lavoro, lo ha semplicemente esasperato, aggiungendo a quanto avviene da decenni, l’impudente uso dei ruoli istituzionali, dove colloca giovani protette che la ex moglie Veronica definì “ ciarpame senza pudore”. Un pudore che sembra essere scomparso in tanta parte del mondo giovanile, disposto a tutto pur di ottenere un facile successo.
Un successo incarnato dal premier a cui i più fragili guardano con ammirazione e con un sentimento di indulgenza sorridente  e complice su qualsiasi cosa compia. Anche se da anni i suoi comportamenti non corrispondono a quanto la Costituzione prescrive per chi ricopra ruoli pubblici: “ Disciplina ed onore”:art.54.
Ai giovani ed ai meno giovani, invece, è necessario far comprendere che chi non se la sente di vivere con “ disciplina ed onore”, come dicono Bonino e Camusso, fa altro. Fa vita privata, l’imprenditore, il pensionato, il gaudente libero di trascorrere l’esistenza tra accumulazione di danaro e ricchi  festini ( magari raccontati ai posteri da qualche frequentatore letterato, come fece Petronio con l’arricchito Trimalcione ). Chi non ricopre ruoli istituzionali può spendere l’esistenza come crede, limitato soltanto dalle leggi che chiunque è chiamato a rispettare se non vuole incappare nella giustizia. Anche il semplice cittadino, ad esempio, non ha licenza di intrattenere commerci indecenti con minorenni.
Ad un Presidente del Consiglio spetterebbe, invece, il rispetto verso il popolo, delle cui difficoltà dovrebbe occuparsi “ con disciplina ed onore”. Secondo l’Eurostat il lavoro è a picco. Particolarmente per i giovani e le donne la situazione si va facendo davvero drammatica. Il tasso di occupazione è del 57%, per le donne è del 47% ed il 29% dei giovani, al di sotto dei 25 anni, è alla ricerca del lavoro. I dati ci dicono anche che sono in aumento gli “ inattivi”, ovvero quelli che rinunciano a cercare una occupazione. Il fenomeno riguarda particolarmente le donne, nonostante ci siano più laureate che laureati.
E mentre le istituzioni ospitano donne cooptate in base ai requisiti che nulla hanno a che fare con le competenze e con la passione politica, anche grazie ad una legge elettorale che esprime tutta l’arroganza verso i cittadini, privati del diritto di scegliersi i rappresentanti, le donne continuano a restare ai margini dei sistemi pubblici, politici e parapolitici.A tal proposito basta guardare alla composizione del Cda del consorzio universitario della Sabina Universitas o al neo  Comitato provinciale dell’Inps: tutti uomini. E se abbiamo due donne reatine in Regione è grazie al listino ed alla possibilità della nomina degli assessori, non perché elette. Non certo per loro colpa.
Le conseguenze per i popoli che attraversano fasi come la nostra, di egoismo, di paura indotta, di  basso livello di pensiero critico e di esigenza verso i comportamenti di chi li governa, non sono mai positive. La banalità del male, raccontata da Hannah Arendt a proposito del nazismo, responsabile del disordine morale e culturale di un popolo civilissimo quale era il popolo tedesco, trasformato in lupo verso propri simili, è sempre pronta ad assumere forme nuove e corrosive della qualità della democrazia e di una nazione.
Aver scelto il titolo di un libro bellissimo e doloroso come è quello dell’ebreo Primo Levi, “ Se non ora quando”, come slogan dell’iniziativa promossa dalle donne del 13 febbraio ha un alto valore simbolico. La conquista o la riconquista della dignità, umana e civile, è un viaggio che va fatto insieme. Insieme è più facile trovare la forza di dire basta alla palude civile imputridita dall’accidia e dall’ indulgenza verso un  uomo che sta riducendo l’Italia a periferia d’Europa.


Articolo pubblicato sul Giornale Di Rieti

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